Quei numeri da cambiare…

Nel 2010 il 45% dei cittadini italiani non era in possesso di un titolo di scuola secondaria superiore, contro il 26% della media europea.

E’ solo uno dei dati che emergono dalla ricerca ‘I numeri da cambiare. Scuola, università e ricerca. L’Italia nel confronto internazionale‘, promossa da associazione Treellle e Fondazione Rocca.

La ricerca, che evidenzia i ritardi e le anomalie del sistema educativo italiano mettendo a confronto vari indicatori con i dati medi europei, è stata presentata oggi presso la sede milanese di Assolombarda.

Il problema dell’Italia – ha detto Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda e della Fondazione Rocca – è che i nostri giovani arrivano nel mondo del lavoro tardi, anche perchè tutti scelgono lauree quinquennali. Invece dobbiamo riempire quei corsi professionalizzanti di 2-3 anni dopo il diploma di cui le imprese sentono molto la necessita‘” ha spiegato, presentando il protocollo di intesa tra Assolombarda e l’ufficio scolastico regionale della Lombardia per “favorire la collaborazione tra scuole e imprese sul territorio” incrementando e semplificando il “percorso di apprendistato” con l’obbiettivo di inserire i giovani nel mondo del lavoro.

Mancanza di insegnanti giovani, forte dimensione del precariato ed elevato grado di abbandoni precoci sono i principali nodi critici evidenziati dallo studio per quanto riguarda la scuola.

Sull’università italiana pesa invece la scarsa spesa complessiva, l’assenza di un’offerta di istruzione post-secondaria professionalizzante di 2-3 anni e l’inadeguatezza delle politiche di regolazione delle autonomie del sistema universitario. Per quanto riguarda la ricerca, infine, dalla ricerca emergono risorse inadeguate e insufficienti collaborazioni e sinergie tra università e imprese.

C’è da porsi una questione decisiva – ha detto a sua volta Attilio Oliva, presidente dell’associazione Treellle – cioè, quanto costa l’ignoranza? Il basso livello di capitale umano è una vera e propria emergenza nazionale” e rischiamo così di “uscire dal novero dei paesi ad alto sviluppo, poi da quello dei paesi avanzati“.

Sono numeri da cambiare – ha aggiunto Rocca – perche’ il nostrosistema educativo, nel suo complesso, non è ancora in linea con quelli dei paesi ‘competitor’ e occorre intervenire per un suo riallineamento strategico. Questo nonostante vi siano esempi virtuosi come la Lombardia” ha concluso.

L’assessore all’istruzione di regione Lombardia, Valentina Aprea, ha sottolineato a riguardo come in Lombardia vi siano “più elementi positivi che negativi rispetto ai numeri nazionali. Qui si studia in azienda e si trova lavoro a scuola” – ha detto, spiegando come vi siano “reti orizzontali fra istituti e sistema delle imprese” che “ci consentono di competere a livello europeo“.