Quei megastipendi dei manager pubblici

Chi guadagna e paga le tasse non è un peccatore” ha detto Paola Severino, il ministro con i redditi più alti tra i componenti del governo Monti. “È importante – ha ribadito il ministro della giustizia – che chi guadagna e paga le tasse venga guardato positivamente e chi produce redditi in nero venga considerato negativamente”.

In un Paese dove evadere le tasse non è considerato da molti un fatto grave ed esecrabile, va indubbiamente apprezzato, invece, chi lo fa in una condizione di piena trasparenza e correttezza, pagando il dovuto fino all’ultimo centesimo.

Ma la questione ha anche un’altra faccia. La pubblicazione in questi giorni dei redditi dei ministri e degli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione ha fatto scoprire nel dettaglio un mondo semisconosciuto, spostando l’attenzione dal problema delle tasse all’entità della retribuzione, visti gli alti livelli retributivi dei superburocrati.

Mario Monti ha annunciato che verrà stabilito come limite massimo per gli alti dirigenti lo stipendio percepito dal primo presidente della Corte di Cassazione, 304.951 euro. La riduzione degli stipendi dell’alta dirigenza pubblica era già cominciata timidamente con il precedente Governo, tanto da indurre qualcuno a lasciare precipitosamente il servizio per evitare il peggio.

Ma anche con queste operazioni di contenimento dei manager pubblici resta alta, troppo alta, la sperequazione retributiva nei confronti degli altri dipendenti, soprattutto con funzioni analoghe.

È il caso, ad esempio, della posizione retributiva dei dirigenti amministrativi di II fascia e dirigenti scolastici: i primi percepiscono mediamente più del doppio dei secondi. Eppure…