Quasi pronto il regolamento per i concorsi. Ma i bandi dovranno aspettare

Nel presentare il nuovo regolamento per la formazione universitaria degli insegnanti, il ministro Gelmini ha annunciato l’imminente varo anche del regolamento sul reclutamento dei docenti, come naturale completamento del provvedimento sulla formazione.

Il regolamento – le cui basi di massima erano state poste dal ministro Fioroni nella Finanziaria 2008, quando era stata prevista la disciplina procedurale per il reclutamento del personale docente, attraverso concorsi ordinari, con cadenza biennale – dovrebbe essere varato entro la fine del 2010.

Il ministro, tuttavia, non ha parlato dell’immediata applicazione di quel regolamento con conseguente e immediato avvio di una nuova stagione dei concorsi, lasciando molto nel vago, a differenza di quanto precisato sull’avvio della nuova formazione, il tempo di svolgimento dei concorsi, quale canale parallelo al reclutamento dalle graduatorie ad esaurimento.

La non precisazione dei tempi è stata probabilmente voluta, sia perché mancano i necessari preventivi ok del ministero dell’economia sia per non aprire un fronte polemico con i precari che potrebbero vedere dal concorso un ostacolo al normale esaurimento delle graduatorie dei 220 mila iscritti.

Da alcune frasi del ministro, anzi, si può dedurre che i primi concorsi potranno essere banditi a conclusione del ciclo delle nuove procedure di formazione degli insegnanti (che partiranno dal prossimo anno accademico 2011-12), non prima, quindi, di quattro o cinque anni.  

Sarebbe auspicabile che la disposizione della Finanziaria 2008 per concorsi biennali da bandire, comunque, nelle more del complessivo processo di riforma della formazione iniziale trovasse immediata applicazione. Lo stanno chiedendo diversi autorevoli esponenti del mondo politico e sindacale. Sarebbe una risposta alle attese di molti giovani, darebbe un impulso al rinnovamento della scuola, porterebbe ad uno svecchiamento della classe insegnante.

Dai dati Ocse 2010, pubblicati nei giorni scorsi, la classe docente italiana risulta forse la più anziana in assoluto. Ma c’è di più. È anche quella con la più bassa percentuale di docenti sotto i 30 anni di età. Nella scuola primaria, a fronte del 15% di insegnanti in questa fascia di età nella media dei Paesi dell’Ocse e dell’Unione europea, l’Italia si ferma all’1,4% (Francia 16%, Spagna 14%).   

Nella scuola media i giovani insegnanti con età al di sotto dei trent’anni sono l’11-12% nei Paesi Ocse e UE, mentre in Italia sono soltanto lo 0,5% (Francia 12%, Spagna 7,5%, Germania 3,5%).

Nella secondaria superiore italiana la presenza di professori sotto i trent’anni arriva allo 0,5%, mentre è del 10,5% nei Paesi Ocse e dell’UE (Francia 6,6%, Spagna 7%, Germania 2,4%).

I concorsi, dunque, sono la via maestra e qualificata per ringiovanire la scuola italiana, e per prevenire – se adeguatamente gestiti – la formazione di nuovo precariato.