Psicologo, normalizzare la figura nelle scuole. Una legge nazionale per prevenire disagio e dispersione scolastica

Consolidare la figura dello psicologo a scuola. Su questo tema è stata incentrata l’audizione in Commissione Cultura alla Camera dello scorso 30 gennaio nella quale è intervenuto anche David Lazzari, presidente dell’Ordine degli psicologi. A oggi sono tre le proposte di legge presentate per l’introduzione stabile di questa figura negli istituti. “Le autorità internazionali hanno raccomandato l’inserimento della psicologia scolastica nella scuola – ha spiegato Lazzari –. In Italia abbiamo avuto una esperienza importante tra il 2020 e il 2022, nel 70% delle scuole si è attivato un servizio di consulenza psicologica che ha superato le esperienze di sportello scolastico. E’ stata fatta una grande sperimentazione – ha proseguito il presidente degli psicologi – ora serve il consolidamento e la messa a sistema di questa esperienza, con un modello organizzativo flessibile, evitando che ci sia uno stretto collegamento gerarchico con il dirigente della scuola per rendere lo psicologo una figura terza”. E’ in corso di definizione un nuovo protocollo tra l’Ordine degli psicologi e il Mim che sarà firmato in tempi brevi dal ministro Giuseppe Valditara e che prevede anche la creazione stabile di un tavolo di lavoro.  “Il modello organizzativo più flessibile – dice ancora il presidente dell’Ordine degli psicologi – consisterebbe nell’uso di equipe di psicologi scolastici che facciano capo agli USR”.

Soddisfazione da parte dei presidi: “Accogliamo positivamente la misura dell’ introduzione della figura dello psicologo nella scuola: il Covid ha solo enfatizzato una serie di bisogni delle giovani generazioni”, ha dichiarato la DS ed esponente dell’Associazione nazionale presidi Anp, Sandra Scicolone, per la quale, come prevede la proposta di legge 247, è giusto che la figura dello psicologo serva per tutta la comunità scolastica, anche personale Ata, personale docente e genitori. Per la preside, però, chi opera nelle scuole non deve poi fare attività extra moenia agli stessi che segue negli istituti scolastici. 

Maria Cristina Matteucci, docente in psicologia dello sviluppo e dell’educazione presso l’Università di Bologna ha precisato nel corso dell’audizione che “È necessaria una formazione specifica; lo psicologo scolastico non è una figura generica; dall’oggi al domani non possiamo inventarci nulla, abbiamo psicologi che hanno competenza da anni ma è importante pensare che per il futuro servono standard internazionali per gli psicologi scolastici. Una legge nazionale è imprescindibile”. 

Emanuela Confalonieri, professore ordinario di psicologia dello sviluppo e dell’educazione presso l’Università Cattolica di Milano, si è soffermata sulle tre proposte di legge depositate alla Camera sul tema. “Queste proposte – ha detto – sono assolutamente importanti, coerenti e sinergiche tra loro; l’ inserimento di questa figura può consentire una riduzione dei costi sociali, intervenire precocemente significa limitare l’abbandono scolastico e il disagio, così da evitare poi costi maggiori. Alcuni punti delle tre proposte di legge sono condivisi: lo psicologo lavora per promuovere il benessere e supportare eventuali criticità ed interviene a supporto di tutta la comunità scolastica, in un’ottica organizzativa“. Per la docente universitaria “può essere un professionista laureato, non necessariamente con un percorso di ambito clinico e terapeutico; una preparazione di livello magistrale con master successivi sono per noi la formazione più adeguata. Immaginare uno psicologo ogni 500 studenti crediamo sia un buon rapporto, tenendo presente la territorialità e avendo come obiettivo una presenza stabile e a tempo pieno nelle scuole.  Intervenire così può avere delle conseguenze a livello di costo sociale, lo può ridurre”.

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