Prove Invalsi/5. Ma sono valide?

Vanno segnalate anche altre critiche, però di segno diverso rispetto a quelle precedenti, formulate in molti siti sindacali, da alcune associazioni professionali e da alcuni periodici informatici.
Si possono riassumere in due.
La prima: “il Ministro e il suo staff non si sono accorti che gli insegnanti non hanno gli standard nazionali a cui riferirsi“. In effetti, le Indicazioni nazionali, in nome dell’autonomia, affidano la determinazione degli standard di apprendimento delle conoscenze e delle abilità elencate negli Osa nazionali ai docenti e alle scuole, nelle loro Unità di Apprendimento. Evidentemente, si crede che sia meglio sottrarre questa competenza all’autonomia delle scuole e dei docenti per restituirla al centro (all’Invalsi?).
La seconda: “i docenti non sanno a quali conoscenze si riferiscano le prove Invalsi“. Meglio, aggiungiamo noi, sapevano che avrebbero riguardato gli Osa di italiano, matematica e scienze, ma non quali Osa in particolare. Ma, in questa maniera, la scuola non rischia di trasformarsi da un servizio per la promozione integrale della persona degli allievi soltanto in una macchina che prepara gli allievi a superare i test dell’Invalsi sugli Osa scelti dal Ministro?
E poi: perché si fa fatica a capire che per creare le condizioni per la condivisione della rilevazione degli apprendimenti degli alunni occorre un dialogo aperto con le associazioni professionali, le organizzazioni sindacali, le famiglie? Non solo: serve un piano complessivo d’intervento formativo a sostegno dei docenti e dei dirigenti scolastici, per far capire le motivazioni dell’iniziativa, i tempi, le modalità e le forme di realizzazione.