Prove Invalsi, alla ricerca di un motivo per non farle

La rete web rende più facile far circolare proposte anche per il mondo della scuola, come sta succedendo da qualche settimana a proposito delle prove Invalsi previste per il prossimo mese di maggio in alcune classi del primo e del secondo ciclo.

Contro le prove Invalsi si susseguono (e un po’ attecchiscono) sul web varie proposte, tutte diverse tra di loro, che sembrano avere, però, come unico obiettivo quello di “disturbare il manovratore”, cioè il ministro.

Il no alle prove Invalsi, suggerito soprattutto dai sindacati di base, ha avuto, con il procedere del tempo, queste diverse motivazioni:

–        vogliono valutare gli insegnanti attraverso la valutazione degli alunni;

–        nessuna legge prevede che le prove siano obbligatorie;

–        se le prove sono obbligatorie, lo sono per le scuole ma non per i docenti;

–        il contratto di lavoro non prevede tra le attività funzionali all’insegnamento quella di collaborare alle prove di rilevazioni degli apprendimenti;

–        le proposte di rilevazione degli apprendimenti non sono state preventivamente condivise con la categoria e con le sue rappresentanze sindacali;

–        spetta al collegio dei docenti decidere se la scuola vuole sottoporsi alle rilevazioni Invalsi;

–        ecc., ecc.

Si potrebbe continuare a elencare altri motivi assunti a motivazione del no alle prove, così come è facile dare una risposta, sia sul piano logico che su quello normativo-contrattuale, a tutte quelle proposte negative dimostrandone l’infondatezza o, quanto meno, l’incongruenza.

Potrebbe bastare una considerazione sola: le rilevazioni, pur nella loro perfettibilità, hanno dimostrato di essere un valido strumento di autovalutazione per le scuole (le uniche che possono conoscerne i risultati).

Ma il problema è un altro: le prove non sono l’obiettivo di questa forma strisciante di protesta, ma lo strumento per arrivare ad altro.

Boicottando le prove Invalsi si vuole colpire o dare un certo fastidio al ministro e alle sue politiche, visto che in categoria non sembra raccogliere simpatie molto calorose.

Ma allora, ci chiediamo, se questo è il vero obiettivo dell’azione dei sindacati di base, perché non giocare a carte scoperte e dichiarare, senza infingimenti o false motivazioni, che questo no alle rilevazioni Invalsi è una forma di sciopero bianco contro il ministro?