Prove Invalsi 2023: alla primaria indebolimento dei risultati. Valditara: ‘Da settembre interverremo nelle scuole a rischio’

Abbiamo salutato il Covid, ma il gap negli apprendimenti ancora resta elevato. Anche quest’anno 1 studente su 2 esce infatti dalle superiori senza aver raggiunto un livello adeguato di competenze in italiano e matematica. E, pur restando il fiore all’occhiello della scuola italiana, le prime crepe iniziano a vedersi anche alla primaria. E’ questa la fotografia presentata oggi, alla Camera, dai risultati delle prove Invalsi 2023.  Prove che segnano il ritorno pieno alla modalità pre-pandemia della realizzazione dei test. Dopo anni di misure straordinarie, lo svolgimento delle prove Invalsi 2o23 al termine del primo ciclo d’istruzione ritorna requisito di ammissione all’esame di Stato, mentre per l’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado lo svolgimento delle prove al termine del secondo ciclo d’istruzione è divenuto per la prima volta requisito di ammissione all’esame di Stato. Per quanto riguarda i risultati, si è tornati alla “normalità” degli storici squilibri territoriali e per tipo di scuola e di classe che si registravano in Italia prima del 2020, primo anno investito dall’epidemia di Covid19. Si confermano infatti, in parte ampliate, forti evidenze di disuguaglianza di opportunità di apprendimento nelle regioni del Mezzogiorno sia in termini di diversa capacità della scuola di attenuare l’effetto delle differenze socio-economico-culturali sia in termini di differenze tra scuole e, soprattutto, tra classi. In sintesi, è il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria che mostra un particolare indebolimento dei risultati in tutte le discipline osservate e in entrambi i gradi considerati (II e V classe). In questo senso il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, intervenuto alla presentazione dei risultati delle prove Invalsi 2023, annuncia interventi su diverse scuole, in particolare primarie (ma non solo): ” Dobbiamo partire dalle scuole più a rischio. La maggior parte saranno scuole primarie. Partiremo da settembre con investimenti economici importanti”.

Risultati prove Invalsi 2023, Valditara: “Partiremo da settembre con investimenti economici”

Metteremo gli studenti al centro attraverso la personalizzazione degli apprendimenti a attueremo una didattica innovativa e laboratoriale introducendo nuove metodologie didattiche che vanno oltre la lezione frontale – dichiara il ministro -. Sarà una scuola più aperta al territorio. Manderemo più docenti in quelle scuole (4 o 5 docenti in più in ognuna di queste scuole). E poi faremo in modo che i docenti abbiano più formazione. Metteremo più soldi per i docenti che svolgeranno attività extracurricolare e coinvolgeremo di più le famiglie per ricostruire quella grande alleanze tra scuola e famiglia. Allungheremo il tempo scuola: in queste scuole deve esserci il tempo pieno. Favoriremo le attività sportive stanziando ulteriori risorse per attrezzature e attività sportive. Valorizzeremo le peculiarità del territorio”.

Le prove Invalsi 2023 hanno coinvolto oltre 1 milione di alunni della scuola primaria (classe II e classe V), circa 570.000 della scuola secondaria di primo grado (classe III) e più di 1 milione di studenti della scuola secondaria di secondo grado. 

Prove Invalsi 2023: indebolimento dei risultati della scuola primaria

Il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria mostra un indebolimento dei risultati delle prove Invalsi 2023 in tutte le discipline osservate e in entrambi i gradi considerati (II e V classe). In II primaria i risultati di Italiano e di Matematica sono più bassi di quelli del 2019 e del 2021 e, sostanzialmente in linea con quelli del 2022. In V primaria i risultati del 2023 sono più bassi di quelli degli anni precedenti, compreso il 2022, in tutte le discipline, incluso l’Inglese, sia lettura (reading) sia ascolto (listening). Pur se in misura ridotta, già dalla II primaria cominciano ad evidenziarsi leggeri divari territoriali, più marcati nella V classe rispetto alla II e soprattutto più evidenti per la Matematica e l’Inglese-listening.

In particolare, nella II primaria, in Italiano circa il 69% (era il 72% nel 2022) raggiunge almeno il livello base. Molise, Basilicata e Umbra sono le regioni con quote più elevate di allievi almeno al livello base, la Calabria e la Sicilia quelle con le quote più basse. In Matematica circa il 64% (era il 70% nel 2022) raggiunge almeno il livello base. Molise, Provincia Autonoma di Trento e Basilicata sono le regioni con quote più elevate di allievi almeno al livello base, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna quelle con le quote più basse.
In V primaria in Italiano circa il 74% (era l’80% nel 2022) raggiunge almeno il livello base, in Matematica circa il 63% (era il 66% nel 2022). Anche i risultati d’Inglese sono in calo rispetto al 2022. L’ 87% (era il 94% nel 2022) degli allievi raggiunge il prescritto livello A1 del QCER nella prova di lettura (reading), mentre nella prova di ascolto (listening) è l’81% di allievi (erano l’85% nel 2022) a raggiungere il prescritto livello A1 del QCER. Calabria, Sicilia e Sardegna sono le regioni con le quote più elevate di allievi che non raggiungono il prescritto A1 sia nella prova di Reading sia in quella di Listening.

Risultati prove Invalsi 2023 scuola secondaria di primo grado: alle medie si ferma il calo in Italiano e Matematica. Ma nessuna inversione di tendenza

La prova CBT (computer based testing) per la III secondaria di primo grado consente di fornire gli esiti mediante livelli crescenti di risultato (da 1 a 5 per l’Italiano e la Matematica e da pre-A1 ad A2 per l’Inglese). Si è fermato il calo in Italiano e Matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma purtroppo non si riscontra ancora un’inversione di tendenza. Gli esiti di Inglese (sia listening sia reading) sono invece in miglioramento.  I divari territoriali rimangono molto ampi. In alcune regioni del Mezzogiorno (in particolare Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna) si riscontra un maggior numero di allievi con livelli di risultato molto bassi che si attesta attorno al 50% della popolazione scolastica in Italiano, al 55-60% in Matematica, al 35-40% in Inglese reading e al 55-60% in Inglese-listening (ossia che non raggiungono l’A2).  Confermate e in parte ampliate, forti evidenze di disuguaglianza di opportunità di apprendimento nelle regioni del Mezzogiorno sia in termini di diversa capacità della scuola di attenuare l’effetto delle differenze socio-economico-culturali sia in termini di differenze tra scuole e, soprattutto, tra classi.

Risultati prove Invalsi 2023 secondaria di secondo grado: nelle quinte inglese in costante miglioramento

Nelle classi seconde della secondaria di secondo grado in Italiano il 63% degli studenti (- 3 punti rispetto al 2022 e -7 punti percentuali rispetto al 2019) raggiunge almeno il livello base. Le differenze tra l’Italia centro-settentrionale e quella meridionale si accentuano. In Matematica il 55% degli studenti (+1 punto percentuale rispetto al 2022 e -7 punti percentuali rispetto al 2019) raggiunge almeno il livello base e la distanza nei risultati tra Centronord e Mezzogiorno si amplia ed è decisamente maggiore di quella riscontrata per l’Italiano.

Nelle classi quinte della secondaria di secondo grado i è pressoché fermato il calo in Italiano e Matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma nemmeno in questo caso si registra l’auspicata inversione di rotta. Gli esiti di Inglese (sia listening sia reading) sono invece in costante miglioramento.

Prove Invalsi 2023: calo della dispersione implicita

La pandemia ha reso ancora più attuale il problema della dispersione scolastica. La disponibilità di dati censuari sugli apprendimenti, confrontabili su base nazionale, permette di individuare gli studenti che, pur non essendo dispersi in senso formale, terminano però il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali; quindi a forte rischio di avere limitate prospettive di inserimento nella società come gli studenti che non hanno concluso la scuola secondaria di secondo grado. Tale forma di dispersione scolastica è stata definita dispersione scolastica implicita o nascosta. Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7%, per salire al 9,8% nel 2021, forse anche a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. Nel 2022 si era già osservata una leggera inversione di tendenza sia a livello nazionale, passando al 9,7%, sia a livello regionale. Gli esiti del 2023 confermano un più rilevante calo della dispersione scolastica implicita che si attesta all’8,7% (-1 punto percentuale rispetto al 2022). In termini comparativi, il calo maggiore della dispersione scolastica implicita si registra in Calabria (-5 punti percentuali), in Puglia (-2,9 punti percentuali), Sardegna (-2,8 punti percentuali) e Sicilia (-2,4 punti percentuali). Tuttavia, le differenze assolute a livello territoriale rimangano molto elevate: Campania (19%), Sardegna (15,9 %), Sicilia (13,6%), Calabria (13 %) e Basilicata (10,6 %). 

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