‘Provaci ancora Sam’: 30 anni di inclusione, innovazione didattica, crescita emotiva e sfide

In un momento in cui si fa molto parlare di disuguaglianze educative, successo formativo e lotta alla dispersione scolastica, lo scorso 6 settembre a Torino si sono festeggiati i trent’anni del progetto “Provaci Ancora Sam”, storica iniziativa interistituzionale che caratterizza il lavoro sul territorio e nelle scuole primarie e secondarie di primo grado.

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“Provaci ancora Sam”, Guglielmini (Fondazione per la Scuola della Compagnia San Paolo) richiama alla responsabilità diffusa e consapevole

In una location prestigiosa e curata, quella dell’Aula Magna della Cavallerizza Reale, messa a disposizione dall’Università di Torino, ha aperto l’incontro la nuova presidente della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, Giulia Guglielmini, richiamando i presenti alla responsabilità diffusa e consapevole, elemento di presa in carico necessario per celebrare la storia del progetto e dare l’avvio ai successivi passaggi.

Pur nella dovuta formalità, fin dai saluti istituzionali si è entrati nel vivo dell’idea di educazione che accompagna il progetto “Provaci ancora Sam” e si è avviato il percorso di racconto e rilancio, mediato da parole speciali che ciascun interlocutore ha condiviso per rappresentare il suo pensiero e moderato dallo scrittore Fabio Geda nella raccolta delle testimonianze.

“Provaci ancora Sam”, il progetto

Il progetto “Provaci ancora, Sam!” ha come finalità generale quella di sperimentare nuovi modelli di didattica, con l’obiettivo di garantire l’acquisizione delle competenze irrinunciabili del primo ciclo di istruzione e l’inclusione di tutte le alunne e tutti gli alunni del gruppo classe, favorendo l’integrazione tra la realtà scolastica e la realtà extrascolastica e creando condizioni di dialogo costante tra la scuola e il territorio in cui si trova. A tale scopo, il progetto ricorre al tessuto connettivo delle associazioni senza scopo di lucro, agli oratori e alle parrocchie, avvalendosi delle potenzialità sociali ed educative delle stesse. Scuola e attori del territorio, in un lavoro congiunto, possono così favorire processi di apprendimento che, tenendo conto della storia di ciascuna ragazza e di ciascun ragazzo, diano a ognuno uno spazio di ascolto e di espressione di sé, offrendo luoghi e ambiti in cui poter rafforzare la propria autostima e trovare sostegno per il successo scolastico, nella logica più generale del contrasto alla dispersione scolastica.

“Provaci ancora Sam”: i lavori

Ha aperto il tavolo dei saluti l’Assessora alle Politiche Educative e giovanili del Comune di Torino, Carlotta Salerno rimarcando la centralità nelle politiche educative della partecipazione consapevole: nei suoi trent’anni di progettazione attiva, il “Provaci Ancora Sam” ha saputo preservare le sue radici e contemporaneamente mutare, in un equilibrio di possibilità e di coerenza interessanti e dotati di valore. A testimoniare la trasversalità, l’Assessore alle Politiche Sociali Jacopo Rosatelli ha portato la voce dell’area più vocata al welfare, rimarcando la necessità di preservare la dignità delle persone, con lo sguardo volto al loro potenziale.

E ancora, la sostenibilità concettuale ed economica, nel dialogo fattivo fra amministrazioni pubbliche, mondo della scuola e filantropia istituzionale. La Compagnia di San Paolo, nella persona del Segretario Generale Alberto Anfossi e l’Ufficio Pio, attraverso l’intervento del Presidente Marco Sisti, hanno portato la voce forte di quell’intento di sussidiarietà orizzontale e di intervento sulle povertà educative che sono il motore dell’intero progetto.

L’idea del “Provaci Ancora Sam” sembra semplice, ma è stata ed è profondamente trasformativa: unire le professionalità (educatori e insegnanti), ridefinire i luoghi (dentro e fuori le mura scolastiche), coordinare gli sguardi (città, scuola, terzo settore, volontariato sociale, famiglie, cultura), definire una politica urbana concreta di presa in carico delle situazioni di rischio educativo. Una storia evolutiva intelligente, quella del progetto. Oggi ha molti nomi un percorso del genere: comunità educante, patto di comunità, intervento sui Bisogni Educativi Speciali. Trent’anni fa, a Torino, si chiamava Provaci Ancora Sam ed era una innovazione vera. E ancora oggi.

A seguire, il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Stefano Suraniti ha rimarcato la rilevanza dell’intervento sinergico, ha descritto la cura che è incardinata nell’anima del progetto, ha rinnovato il sostegno anche attraverso un impegno concreto in termini di risorse, ha auspicato il coordinamento con le azioni previste dal PNRR, perché nulla si disperda. Non solo a Torino, ma anche negli altri territori della regione.

La giornata, lunga e ricca, ha visto scorrere le anime del PAS attraverso le parole dei protagonisti: la prevenzione primaria e secondaria (Pas Preventivo, Tutela Integrata, Inclusione minori nei CPIA), la trasformazione della didattica e dell’idea di scuola (Pasxtutti), l’accompagnamento nei diversi momenti dell’anno (Sam non va in vacanza).

“Provavi ancora Sam”: le parole

Parole paradigmatiche, non esaustive, ma generatrici.
Interprofessionalità, intesa come estensione dello sguardo educativo a più dimensioni e a più livelli, volta ad accompagnare il gruppo senza perdere di vista i singoli. Così educatori e insegnanti insieme, a co-progettare la didattica, a dare senso ai momenti apparentemente vuoti (prendere un the insieme la mattina, per accogliersi; prendere del tempo per sé, per la bellezza e l’arte), a pensare lo sviluppo personale e didattico dei gruppi e dei singoli, l’apprendimento, le relazioni, l’orientamento.
Il tempo, come risorsa educativa e di conoscenza di sé, ma anche di definizione dei momenti educativi: scuola ed extrascuola, anno scolastico ed estate. Confini che contengono, accompagnano, mescolano.
I luoghi, perché il progetto si dipana dentro e fuori le scuole, negli spazi dei territori, a creare una rete fisica riconosciuta e riconoscibile di presidio educativo.

“Provaci ancora Sam”: le tavole rotonde

Durante le tavole rotonde del pomeriggio, Andrea Morniroli, co-cordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità,  ha ricordato la necessità di attivare politiche educative nazionali non episodiche, fuori dalla logica dei bandi, ma di intervento sulla quotidianità strutturale e non solo in risposta alle emergenze.
Dalla voce di Dario Ianes, Ordinario di Pedagogia e Didattica speciale dell’Università di Bolzano, il plauso alla generatività del lavoro in codocenza: 1+1 fa 3 se ci si lascia coinvolgere e si accoglie la sfida.

Il Presidente INVALSI, Roberto Ricci, ha ricordato l’importanza della lettura dei dati, specchio della realtà in cui ci muoviamo. Non bastano le buone intenzioni: servono dati garbati ed utilizzabili, verifiche orientanti il percorso. Così come il modello di monitoraggio e valutazione del progetto proposto, descritto ed attuato da Serafino Celano. Salvatore Pirozzi e Viviana Fini.

Quali risorse possono sostenere processi e progetti di inclusione e innovazione, con quale stabilità e struttura? Perché non diventa ordinario ciò di cui abbiamo parlato oggi? È stato chiesto a Marco Rossi Doria, Presidente dell’Impresa Sociale Con i bambini. “È il principale politico del Paese – ha risposto – Occorre dare risorse, ma non solo alle scuole e nemmeno solo al terzo settore.” Il modello empirico dell’interprofessionalità riportato nella governance economica. “Serve un garante politico del processo. La polis, la città.

Una giornata lunga e intensa, dicevamo, resa indubbiamente migliore dalla voce dei protagonisti più giovani, che sono intervenuti via via a raccontare la loro esperienza. Da alcune loro parole, senso e direzione, emozionati ed emozionanti.

“Ho trovato persone dietro di me, a sostenermi alle mie spalle” (Amin)
“Ho conosciuto persone che mi hanno aiutato ad avere una versione migliore di me” (Sebastian)

Sono tutte qui, le politiche scolastiche. Buon compleanno, allora. E buon lavoro.

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