Profumo: troppi centri di ricerca

Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, oggi a Cagliari per un convegno sulle città intelligenti (Smart Cities and Community), ha colto l’occasione per tornare su un argomento che gli sta molto a cuore fin dai tempi della nomina a Presidente del CNR, incarico dal quale si è dimesso (a malincuore) dopo esser diventato ministro: l’eccessiva frammentazione dei centri di ricerca in Italia.

Ne ha parlato a proposito della spending review: “I termini della revisione della spesa in questo periodo eccezionale”, ha detto il ministro, “devono prevedere a monte un’ottimizzazione di tutti i processi. Indubbiamente abbiamo fatto in questi anni molti passi avanti ma ci sono ancora margini di miglioramento. Motivo del mio incontro con gli enti vigilati dal Miur è quello di fare insieme una fotografia dello stato della ricerca in Italia mettendo in evidenza tutti gli aspetti positivi che ci sono ma anche evidenziando le situazioni che devono essere ottimizzate”.

 Il riferimento di Profumo è alle “troppe sedi dei centri di ricerca” e alle “sovrapposizioni che ci sono tra gli uni e gli altri e i processi ancora troppo cartacei e troppo poco semplificati”. Occorre dunque lavorare per un sistema della ricerca più capace di competere in Europa, dato che “perdiamo 500 milioni l’anno rispetto a quanto investe il Paese in ricerca”.

Non è la prima volta che il ministro solleva il problema: in vista della partenza del programma “Horizon 2020” per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, che prenderà avvio dal 2014, occorrerà evitare  che si ripeta l’emorragia avvenuta negli anni del VII programma quadro (2007-2013) durante i quali sono stati persi 500 milioni di euro (8%), a fronte di un contributo italiano pari al 14%.

Nella foto: la sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche