Prime reazioni sul territorio per la riduzione degli organici

Il ministero è riuscito ad evitare in buona misura i tagli previsti in finanziaria, ma, in sede di applicazione dei nuovi organici sul territorio, i conti sembrano non tornare.

Stando infatti a quanto riferisce “l’Unità” nella cronaca di Bologna, i sindacati sono scesi sul piede di guerra, perché, a fronte di un forte aumento di alunni iscritti nella scuola primaria, vi sarebbe comunque una consistente diminuzione di posti di insegnante.

A scapitare sarebbero soprattutto le scuole a tempo pieno.

I sindacati della scuola, Cgil, Cisl e Uil si dicono pronti ad aprire «una fase di dura mobilitazione» se le cose non cambieranno. A far scattare la reazione e la protesta sindacale sono stati i dati forniti dall’Ufficio scolastico provinciale, secondo cui per la scuola elementare bolognese si prevede un aumento di 509 ragazzi e un taglio di 73 posti di insegnante.

Il tutto quando, secondo le stime dei sindacati, «servirebbero 117 docenti in più, con gli attuali parametri».

L’Emilia Romagna è una delle regioni – forse la prima in assoluto – in cui gli aumenti degli iscritti è più consistente, ed è anche una delle regioni dove il tempo pieno è particolarmente diffuso con aumento di richieste da parte delle famiglie.

Quello di Bologna è un campanello d’allarme che, se confermato in altre regioni, potrebbe preludere a proteste e mobilitazioni (probabilmente meno clamorose, comunque, di quelle di morattiana memoria).