Presidi incaricati: figli di un dio minore?

Figli di un dio minore: li ha chiamati proprio così la Cgil-Scuola, riferendosi ai presidi incaricati all’indomani del preaccordo per il contratto della dirigenza scolastica.
Figli di un dio minore, perché quei docenti, a cui da uno o più anni viene affidato l’incarico di presidenza, dovrebbero avere, secondo il sindacato, tutto quello che sul piano retributivo è previsto per i dirigenti, anche se dirigenti non sono, in ragione del fatto di avere svolto funzioni superiori.
Si rivendica non solamente la certezza di una più sostanziosa indennità di direzione su cui pare ci siano ancora divergenze di interpretazione, ma tutti gli aumenti contrattuali riconosciuti ai dirigenti veri e propri.
La richiesta, che a quanto sembra non era prevista all’interno della piattaforma rivendicativa confederale dello scorso anno, è un fatto nuovo e piuttosto sorprendente, a trattativa conclusa, e non si sa se sia condivisa dalle altre organizzazioni confederali trattanti.
La sorpresa sta anche nella novità che una simile tesi sull’equiparazione del trattamento retributivo avrebbe potuto essere sostenuta anche anni fa, quando gli stessi presidi incaricati sostituivano, con stipendio da insegnanti integrato da indennità di direzione, i capi d’istituto. Per la nuova rivendicazione il sindacato sembra pronto anche a impugnare decisioni sfavorevoli agli incaricati.
Va ricordato che per i presidi incaricati da almeno un triennio è riservata una quota di posti (50 per cento) per il primo corso-concorso per dirigenti scolastici di imminente emanazione: forse proprio figli di un dio minore non sono…