Precari e Cassazione: Codacons e Anief ai ferri corti

La sentenza della Cassazione che ha affermato la legittimità dell’azione dell’Amministrazione scolastica nella reiterazione dei contratti ai precari senza obbligo di stabilizzarne il rapporto di lavoro ha indubbiamente rotto le uova nel paniere al Codacons che con la sua class action stava mettendo all’angolo il Miur presso diversi tribunali.

Oltre a confutare quella sentenza, giudicandola “sciagurata”, il Codacons se l’è presa con l’Anief, ritenendola colpevole di averla provocata (perdendo “goffamente in Cassazione”).

Un’altra associazione lo scorso 20 giugno si è vista sbattere la porta in faccia dalla Corte di Cassazione (con sent. n. 10127/2012) con una decisione scandalosa. (…) A nostro avviso l’associazione in questione (che il Codacons non cita mai per nome) avrebbe dovuto meditare bene prima di scomodare la Suprema Corte (senza nemmeno confrontarsi con tutti gli altri enti impegnati al riguardo)”.

Immediata è arrivata la risposta dell’Anief: “Codacons sembra diffamare l’Anief sulla pelle dei precari. Invece di attaccare il sistema di potere che tiene in scacco i lavoratori della scuola, l’associazione dei consumatori prende un abbaglio e attacca il giovane sindacato senza ragione, visto che ha avuto la sola presunzione di commentare una brutta sentenza della Cassazione pronunciata su un ricorso non suo per rassicurare i lavoratori della scuola.

In effetti la sentenza della Cassazione non è stata emanata su un ricorso patrocinato dai legali Anief. Per questo l’Associazione, dopo aver parlato di “sfogo mal represso” e di “colpo di calore estivo” conclude il suo comunicato affermando che “non possiamo che ritenere offensivo e lesivo della nostra immagine l’attacco portato avanti da chi ha tra i suoi consumatori i nostri stessi iscritti, ragion per cui abbiamo chiesto a Codacons la rimozione del messaggio postato, errato nei presupposti e nei fatti, vogliamo credere da una persona poco attenta e non certo speculatrice, come potrebbe apparire, sulla pelle dei precari. Sarebbe onesto chiedere scusa anche a loro, in modo da fugare ogni dubbio e ripartire insieme con una collaborazione proficua…”.