
La trasformazione di tutti (o quasi) i posti di sostegno in organico di diritto, come ipotizzato dal ministro, ha bisogno di una legge e, per i costi, dell’ok del MEF.
C’è però un’azione ministeriale in direzione della qualità e dell’equità del sistema che non ha bisogno di leggi o dell’ok del MEF. Si tratta dell’annuale ordinanza sugli organici, di competenza ministeriale, con la quale si assegna ad ogni regione l’organico di diritto.
Oggi l’organico di diritto per posti di sostegno è pesantemente sperequato; tutte le regioni dovrebbero avere in organico di diritto il 70% dei posti di sostegno. Ma non è così, quel 70% (sceso a poco meno del 63%) costituisce sì la media nazionale, ma è dell’86% in Basilicata, dell’80% in Campania, del 75% in Calabria e del 70% in Sicilia e Puglia.
Per capire gli effetti di questa situazione privilegiata, basta sapere che la sola Campania con l’80% di posti stabili e fissi si trova ad avere 2.288 posti di sostegno in più in organico di diritto, la Sicilia 892 in più, la Puglia 635.
Per contro, a causa di una situazione debole per l’organico di diritto nel sostegno, vi sono molte regioni che potrebbero reclamare un maggiore organico di diritto per il sostegno (e un minor organico precario).
La Lombardia, per esempio, dove la percentuale di docenti di sostegno in organico di diritto è soltanto del 48,2%, i posti da integrare sarebbero 1.972; nel Veneto (49% in organico di diritto) dovrebbero esserci 943 posti in più in organico di diritto. In Emilia-Romagna (50,3% in organico di diritto) dovrebbero esserci 792 posti di sostegno in organico di diritto in più.
In sintesi, dovrebbero migrare dal Sud e dalle Isole al Centro e al Nord 4.860 posti di sostegno in organico di diritto.
Si sente il ministro Carrozza di avviare questa rivoluzione prima ancora di tentare la stabilizzazione del sostegno?
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