
PNRR: il potenziamento dei servizi per l’infanzia potrebbe favorire l’occupazione femminile

Tra gli obiettivi primari del PNRR vi sono la riduzione dei divari territoriali e il potenziamento dell’occupazione femminile e giovanile. Per la riduzione dei divari territoriali, il Piano prevede soprattutto investimenti mirati al Sud, ma è sull’occupazione femminile che il PNRR concentra il massimo sforzo, prevedendo, in particolare, il potenziamento dei servizi per l’infanzia e del tempo pieno nella scuola primaria.
Il PNRR rileva, innanzitutto, che “La carenza di servizi educativi per l’infanzia, unita all’iniqua ripartizione dei carichi di lavoro familiare, condiziona negativamente l’offerta di lavoro femminile e riduce il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro”.
Si ritiene, pertanto, necessario, realizzare concretamente “Il sostegno ai percorsi educativi dei figli, la sicurezza lavorativa, attraverso le misure di sostegno al lavoro femminile e, di nuovo, una revisione moderna dei meccanismi che consentono una conciliazione dei tempi di lavoro e di cura dei figli a carico di entrambi i genitori”.
Con quali azioni intervenire? Il PNRR precisa che “Si prevedono, inoltre, il potenziamento dei servizi educativi dell’infanzia (3-6 anni) e l’estensione del tempo pieno a scuola, per fornire sostegno alle madri con figli piccoli e contribuire così all’occupazione femminile. Il potenziamento dei servizi di asili nido e per la prima infanzia, delle scuole per l’infanzia e del tempo scuola fornisce un concreto supporto a una piena libertà di scelta ed espressione della personalità da parte delle donne e contribuisce ad aumentare l’occupazione femminile”.
Per la scuola dell’infanzia le parole chiave sono, dunque, potenziamento dei servizi educativi dell’infanzia (3-6 anni) e potenziamento delle scuole per l’infanzia.
Ma quali sono i servizi per l’infanzia da potenziare? Soprattutto il servizio di mensa, visto che 90mila bambini, quasi l’11% degli iscritti alle scuole dell’infanzia statali, non ne fruiscono. E sono quasi tutti proprio nelle regioni del Sud, cioè nei territori che segnano il divario da ridurre.
Dove e perché mancano quei servizi? Il PNRR ha effettivamente individuato le situazioni da sanare?
Qui l’approfondimento di Tuttoscuola.
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