Perché sopprimere l’Enam?

Nel decreto legge n. 78/2010 sulla manovra finanziaria c’è un allegato che riporta un lungo elenco di enti che non potranno più avere contributi statali. Nell’elenco, quasi fosse una svista, è incluso anche l’Enam, l’Ente di assistenza magistrale che da sempre vive esclusivamente di contributi (obbligatori per legge) a carico degli insegnanti di scuola prima e dell’infanzia. Lo Stato non ci ha mai messo niente, nemmeno un centesimo.

Mentre tutti si aspettavano la cancellazione dell’Enam dall’elenco, alcuni parlamentari di maggioranza hanno, invece, fatto di più, proponendo l’abrogazione dell’ente.

Nei giorni scorsi la Cisl-scuola ha protestato per questa proposta che ora ha avuto anche l’ok della Commissione del Senato, nella seduta pomeridiana del 24 giugno.

Alla presa di posizione del sindacato di Scrima fa eco l’Aimc, Associazione dei maestri cattolici, che in un suo comunicato afferma “per i docenti e i dirigenti della scuola dell’infanzia e primaria, l’Ente Nazionale Assistenza Magistrale rappresenta invece l’incarnazione della solidarietà della categoria verso coloro che si trovano in situazioni di difficoltà e bisogno“.

L’Aimc ricorda che “si tratta di un Ente creato e sostenuto dagli stessi assistiti con la quota, obbligatoria, detratta mensilmente dal proprio stipendio. Un’istituzione, quindi, che non rappresenta in alcun modo una fonte di spesa per lo Stato e che appartiene, eticamente, alla categoria magistrale che ne ha costituito, dalla sua fondazione nel 1947 ad oggi, il solido patrimonio immobiliare e mobiliare“.

L’Aimc, dopo aver precisato che l’attività dell’Enam è svolta a favore dei circa 300.000 docenti e dirigenti scolastici contribuenti e dei quasi 1.300.000 assistiti e dopo aver ricordato come l’Associazione “tanto contribuì alla nascita dell’ENAM, riafferma l’inderogabile etica necessità di coinvolgere democraticamente tutta la categoria magistrale in qualsiasi decisione sul futuro dell’Ente, patrimonio dei docenti e dei dirigenti”.