Perché non cancellare la gratuità dei libri di testo dell’elementare?

La settimana scorsa il sindaco di Sant’Olcese, in Liguria, ha informato le famiglie degli alunni di scuola elementare che non sarebbe stato in grado, a causa delle ristrettezze del bilancio comunale, di assicurare la gratuità dei libri di testo. Gratuità totale dei libri prevista dalla legge n. 719/1964 che pone a carico dei Comuni (più o meno finanziati dallo Stato) l’onere completo dei libri.

Anche se il problema sembra essersi risolto nel giro di 24 ore, perché un’azienda di Valpolcevera si è offerta di pagare le spese dei libri, l’episodio ha fatto riemergere una ipotesi di cui si discute anche negli ambienti politici: perché non abrogare la gratuità dei libri di testo di scuola primaria?

Nel novembre scorso, quando per un refuso di una dichiarazione di una parlamentare dell’opposizione, era sembrato che nella manovra finanziaria di fine anno fosse prevista proprio la cancellazione della gratuità dei libri nella scuola elementare, vi sono state alcune prese di posizione decisamente contrarie, improntate ad un massimalismo ideologico di altri tempi.

Prima di rifiutare a priori una simile ipotesi, proviamo a fare due conti.

I Comuni spenderanno per il prossimo anno complessivamente 80,5 milioni per la gratuità dei libri di testo agli alunni della scuola primaria, statale e paritaria.

Il costo dei libri di uno scolaro di scuola elementare vale oggi in media 29 euro ed è compreso tra i 18,29 euro per un alunno del secondo anno e 41,44 per uno dell’ultimo anno. Cifre ben lontane dai prezzi che le famiglie sostengono per i libri della scuola media o della scuola superiore; cifre che, comunque, non impensieriscono i genitori, visto che i contenuti costi dei testi nella scuola primaria sono tuttora a carico dei Comuni.

Assicurando la gratuità agli alunni meno abbienti, è davvero sbagliato pensare che i libri di testo se li paghino gli alunni di scuola elementare con pochissime decine di euro?