
Perché il Consiglio di Stato ha reso pubbliche le valutazioni prima dei pareri?
Non è usuale che il Consiglio di Stato renda pubblici preventivamente i documenti istruttori per la predisposizione dei pareri finali relativi a regolamenti o altri dispositivi legislativi predisposti dall’Esecutivo.
Lo ha fatto, come è noto, nei giorni scorsi, pubblicando gli atti istruttori relativi agli schemi di regolamento per la riforma delle superiori, con tanto di valutazione sostanziale dei testi e richiesta di chiarimenti al ministero dell’istruzione.
Appena i pre-pareri sono stati resi noti, si sono susseguite le valutazioni negative di vari soggetti politici e sindacali che da tempo chiedono, senza successo, al ministro Gelmini il rinvio della riforma.
Sbaglierebbe però, a nostro parere, chi volesse attribuire al Consiglio di Stato un posizionamento politico contrario al governo, anche se il ministro Gelmini, costretta ad una chiamata generale di tutti i direttori generali del Miur per confermare il via della riforma a settembre, non ha certamente gradito.
Sembra piuttosto plausibile che l’iniziativa abbia voluto marcare una posizione di totale autonomia del Consiglio rispetto all’esecutivo e rendere anticipatamente chiara la propria valutazione prima di ogni intervento chiarificatore del ministero.
È stato forse un modo anche per mettere a tacere alcuni critici che quest’anno, in occasione dei diversi contenziosi tra Tar Lazio e Ministero dell’istruzione, hanno visto nell’intervento “arbitrale” del Consiglio di Stato, a cui il Miur si è ripetutamente appellato con esito positivo, un atteggiamento compiacente.
Se questa ipotesi è fondata, ci si può attendere che adesso, quando i funzionari del Miur si recheranno a Palazzo Spada per chiarire gli aspetti su cui il Consiglio di Stato ha posto una riserva pesante, avranno il loro da fare e certamente dovranno dimostrare tutta la fondatezza delle loro ragioni per portare a casa un parere non contrario. Che, anche se non vincolante, sarebbe politicamente pesante.
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