Percentuale di precarietà ai minimi nella primaria del mezzogiorno

Nel confronto tra i dati del 2000-01 e quelli del 2009-10 della scuola primaria statale emerge una situazione di aumento di quasi duemila docenti precari e un incremento di un punto percentuale del tasso di precarietà.

Dai 25.471 docenti di scuola primaria con contratto a tempo determinato del 2000-01 (9,5% del totale docenti in servizio nel settore) si è passati, infatti, ai 27.241 di dieci anni dopo (10,5%).

Le regioni centrali, con quasi 4 punti di incremento percentuale sono state quelle che hanno subito il peggior andamento della precarietà nel periodo, pur rimanendo quelle del Nord Est e del Nord Ovest ai livelli più elevati rispettivamente con il 19,7% e il 18,7%. Le regioni insulari, che nel 2000-01 avevano sfiorato il 15% di docenti con contratto a tempo determinato, sono scese sotto l’11%.

Tutte le regioni del Mezzogiorno (la Calabria ai minimi con il 2,1% di tasso di precarietà) nel 2009-10 hanno fatto registrare i più bassi livelli di presenza di precari tra i docenti di scuola primaria con percentuali comprese tra il 6,3% e il 2,1%. Con l’eccezione del Molise che nel decennio considerato ha avuto un lieve incremento del tasso di precarietà, tutte le regioni del Mezzogiorno hanno registrato un sensibile abbassamento del tasso di precarietà, favorite indubbiamente anche dalla chiusura di molte classi (e disponibilità conseguente di docenti titolari) a causa del decremento demografico in atto.

L’Emilia Romagna e la Lombardia, rispettivamente con il 17,8% e il 16,7% di docenti precari rispetto alla totalità dei docenti in servizio nelle scuole primarie di quei territori, hanno raggiunto nel 2009-10 i vertici più elevati di questa poco invidiabile classifica della precarietà.

Veneto e Piemonte si sono attestati oltre il 13% di tasso, seguiti da Lazio e Toscana.