Per Profumo si complica la grana della presidenza CNR

Fare il ministro della scuola richiede, più di ogni altra funzione governativa, un’assunzione di responsabilità. Da questo punto di vista, fare il ministro che nomina gli organismi del Cnr, che fornisce gli indirizzi e le risorse e che vigila su esse, ed essere contemporaneamente il presidente del Cnr, confligge altamente con l’operatività delle due istituzioni”.

Questa considerazione non è dei ricercatori del Politecnico di Torino, che pure non hanno risparmiato analoghe, aspre critiche al loro ex rettore, ma di Giuseppe Fioroni (Pd), ex ministro dell’istruzione, che l’ha formulata in una intervista apparsa venerdì scorso. La questione acquista dunque una notevole rilevanza politica anche perché Fioroni, esponente di primo piano del Pd, non lascia scelta al suo successore: “Altri ministri possono permetterselo” (di non decidere, ndr), insiste l’ex ministro, “quello della scuola no. Profumo è persona intelligente, di cui ho stima. Credo che se ne renda conto da sé, non è né opportuno né sufficiente delegare i propri ‘vice’ al Ministero e al Cnr”.

In compenso Fioroni approva la decisione del ministro di rompere gli indugi sulla questione del concorso a cattedre, con l’obiettivo di svuotare le residue graduatorie di merito e ridimensionare quelle a esaurimento, assumendo docenti in quantità commisurata al fabbisogno delle scuole. Auspica inoltre che il governo trovi il modo di far rientrare anche le scuole tra le prossime liberalizzazioni, anche per dare consistenza alla loro autonomia finanziaria e organizzativa.

La presa di posizione di Fioroni sul duplice fronte della valutazione dell’operato del suo successore, positiva per la politica scolastica e negativa per la sua indecisione sulla questione della presidenza CNR, mette Profumo in una posizione oggettivamente difficile, dalla quale ha interesse ad uscire al più presto