Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Per la mamma orgogliosa

La lettera Dalla mamma (orgogliosa) di un figlio dislessico (pubblicata ne La Tribuna) è stata particolarmente apprezzata da parte di un’altra madre lettrice del nostro sito, che ci ha scritto (ma soprattutto ha scritto all’altra genitrice), la lettera che di seguito pubblichiamo.

Invitiamo gli altri lettori a inviarci le loro testimonianze o commenti sul tema (o su altri temi nuovi da proporre), scrivendoci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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Ti capisco e ti sono vicina perché anch’io, mamma, mi sento orgogliosa di avere una figlia dislessica.

Ho lottato per tanti e lunghi anni di scuola “con le unghie e con i denti” a partire dalla IV elementare. Per quattro anni mi sentivo dire che era svogliata, disattenta ecc ecc: le solite storie…..; poi le scuole medie… quando dopo tre anni di interventi con psicologa, insegnanti e la sottoscritta, a pochi giorni prima dell’esame, mi sono sentita chiedere il “certificato di handicap” per poter dare l’ opportunità a mia figlia di svolgere l’esame in una stanza da sola, con materie e metodi più leggeri ecc ecc.

Non ho risposto subito, ho contato fino a 10 e poi… sono uscita minacciando la scuola di scrivere su tutti i giornali qualora la bimba avesse subito delle angherie; non volevo regalie ma solo quello che le spettava dopo tre anni senza bocciature e con una pagella da alunna “normale”.

Poi le superiori, Liceo socio-psico pedagogico, e lì un pochino meglio ma, se si considera lo scopo di quel liceo e il nome lo dice chiaramente, speravo di trovare insegnanti un pochino più all’avanguardia invece… ; comunque penso e credo che una come me abbia dato aiuto a quella scuola se non altro perché ero sempre lì, chiedevo corsi di formazione, portavo opuscoli, novità, sono stata rappresentante di classe per 5 anni e presente all’esame di stato sia agli scritti che all’orale. Ero una spina nel fianco, lo so, ma non me fregava niente.

Io ho sempre creduto nella scuola, “voglio” crederci ancora e ho sempre sostenuto che un insegnante o docente di qualsiasi ordine e grado prima di tutto deve essere un educatore. Quale significato ha la parola “educatore”? non certo quello che viene messo in pratica dalla maggioranza degli insegnanti. Mi dispiace dirlo ma purtroppo mi accorgo che ancora oggi ci sono gli stessi problemi.

Dico ancora oggi perché mia figlia, che non ha mai accettato e non accetta aiuti di nessun genere, è all’Università, Facoltà di Lettere!!!!!!! (esame in fonologia 27 -per me non è un 30 ma un 35).

Quindi meno male che ci sono le mamme e, mettiamoci anche i papà, che lottano per i loro figli, ma solo e semplicemente per dare loro quello che spetta senza regalie e/o vantaggi.

Ancora oggi questi ragazzi sono considerati “razza a parte” (perdonate l’ espressione poco regale per i tempi che corrono) mentre invece sono semplicemente “diversi e speciali”.

Forza mamme e forza ragazzi!Grazie dell’ ospitalità

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