Parte la riforma tra autonomia e atteggiamenti ostruzionistici/1

Ormai tutte le scuole hanno aperto i battenti e il nuovo anno scolastico è partito in tutte le regioni.
Un anno scolastico non come gli altri, perché segna l’avvio formale della riforma del sistema scolastico nazionale.
Milioni di alunni, altrettante famiglie, migliaia di docenti: l’operazione riforma è contrassegnata da grandi numeri che muovono enormi interessi in tutti i campi.
Ma della grande riforma che in questi mesi ha fatto tanto discutere, concretamente cosa c’è?
La circolare n. 29/2004 che per prima ha fornito chiarimenti e indicazioni per l’attuazione del primo decreto legislativo ha individuato gli aspetti essenziali del primo decreto legislativo (n. 59/2004) di riforma: funzione tutoriale, orario facoltativo e opzionale, portfolio delle competenze, laboratori, nuovi obiettivi specifici di apprendimento. Il tutto condito e gestito in autonomia.
A parte la funzione tutoriale che in molte scuole è sospesa in attesa dei chiarimenti ministeriali e degli esiti contrattuali, che ne è degli altri aspetti essenziali di riforma?
Innanzitutto c’è la parola magica dell’autonomia scolastica, in nome della quale vi sono scuole – e non solo quelle che non hanno adottato nuovi libri di testo – che ignorano i contenuti disciplinari delle Indicazioni; altre che si guardano bene dall’elaborare modelli di portfolio (mentre mancano direttive ministeriali su cosa ne deve essere del vigente sistema delle schede di valutazione) o di organizzare attività laboratoriali.
Come se la riforma riguardasse altri o, in attesa del contratto sul tutor, fosse giustificato mantenere il vecchio ordinamento.
In nome di un’autonomia che sa un po’ di anarchia.
Una preoccupazione che non sembra aver toccato il ministro Moratti, che più volte si è mostrata, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, soddisfatta di questo avvio “regolare” dell’anno scolastico.