Parole non dette e parole ambigue nei provvedimenti governativi per l’emergenza sanitaria

La scorsa settimana, prima del varo del decreto n.1/22 del Governo, le Regioni avevano avanzato in un documento alcune proposte di rimodulazione della “gestione dei contatti scolastici nei contesti ad elevata incidenza”. Tra queste, una riguardava alcune particolari attività scolastiche: “Si ritiene inoltre utile sottolineare alcuni aspetti non direttamente legati alla gestione dei contatti: Evitare la ripresa delle attività di educazione fisica, canto e utilizzo di strumenti a fiato”.

Nel testo del nuovo decreto-legge n.1/22 non c’è traccia di questa richiesta. Il fatto che il decreto non ne faccia riferimento, significa che si potrà fare educazione fisica, canto e utilizzo di strumenti a fiato?

Un non detto da chiarire, con l’eventuale parere autorevole del CTS.

L’esigenza di chiarezza e di disambiguità riguarda anche il documento interministeriale (prot. 11 dell’8.01.2022) sulle misure da adottare nelle scuole in attuazione del DL n. 1/22.

A proposito del distanziamento per la mensa nella scuola primaria, si dice “Si raccomanda di consumare il pasto ad una distanza interpersonale di almeno 2 metri”.

Una raccomandazione è una misura da applicare o un consiglio? E se non è applicabile, che si fa? Tutto rimesso alla responsabilità delle scuole? Forse, in merito, sarebbe stato meglio non dire oppure rimettersi al parere del CTS.

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