Kaladich (Fidae): ‘Apprezziamo impianto del DL 36, ma provvedere anche ai 15 mila docenti delle paritarie iscritti a una procedura abilitante rimasta incompiuta’

Parliamo di scuola, futuro e di proposte di reclutamento. E lo facciamo con Virginia Kaladich, presidente della Fidae, con cui abbiamo voluto fare un po’ un bilancio di questo anno scolastico.

Presidente Kaladich, anche quest’anno scolastico è ormai in dirittura di arrivo. Volendo tirare le somme, che anno è stato questo per la scuola in generale e, più nel dettaglio, per la paritaria?

“Sicuramente anche questo è stato un anno straordinario perché ci troviamo in un momento storico straordinario. Voglio vedere il bicchiere mezzo pieno e affermare che, nonostante siamo ancora in un periodo di transizione, in questi mesi abbiamo cominciato a costruire le fondamenta della scuola del futuro che, come abbiamo detto nella nostra assemblea, è qui e ora. Certo le difficoltà non sono mancate, penso soprattutto al periodo autunnale e invernale, con il picco delle ondate, le regole sulle quarantene che cambiavano spesso le entrate scaglionate, le grandi restrizioni a cui sono stati costretti i ragazzi. Con l’arrivo della bella stagione e il conseguente calo dei contagi, che ha coinciso anche con il completamento del ciclo vaccinale da parte della quasi totalità del personale scolastico e anche degli studenti dai 16 anni in su, si è allentata un po’ di pressione e abbiamo ricominciato con le attività in presenza, soprattutto con i progetti Erasmus che mancavano da due anni, con le visite d’istruzione. Siamo stati a Malta con più di 150 ragazzi mentre con i docenti siamo partiti con due progetti sull’implementazione delle materie STEM, un corso in mobilità a Barcellona, e sulla prevenzione del bullismo e del Cyberbullismo, un corso che si è svolto in mobilità a Dublino”.

Cosa non è stato ancora fatto per le paritarie che secondo lei invece richiede assoluta attenzione?

“In questo momento ci troviamo ancora a dover lottare per far sentire la nostra voce e chiedere la piena attuazione della legge 62 del 2000 sulla parità scolastica. Anche l’emergenza Covid non ha fatto eccezione e solo grazie al lavoro incessante che l’Agorà della parità (AGeSC, Cdo Opere Educative – FOE, CIOFS scuola, CNOS Scuola, FAES, FIDAE, FISM, Fondazione GESUITI EDUCAZIONE) ha svolto in questi anni siamo riusciti a portare a casa alcuni provvedimenti post pandemia riservati, inspiegabilmente, solo alle scuole statali. Oggi, nell’Europa democratica, solo una famiglia italiana e una greca non possono scegliere liberamente che educazione dare ai propri figli. Perché? I nostri alunni sono cittadini italiani come tutti e hanno i loro diritti, e scegliere una scuola paritaria non è un lusso o un privilegio come purtroppo molti ancora pensano (e soprattutto, raccontano), visto che in tanti territori del nostro paese rappresentiamo spesso l’unico presidio educativo”.

Il Dl 36 su Reclutamento, formazione e sviluppo professionale dei docenti è in questi giorni oggetto dei lavori del Senato e di tante critiche da parte del mondo della scuola. Lei cosa ne pensa? 

“Guardi, noi quest’anno abbiamo voluto dedicarlo a tre proposte concrete, Patto Globale, Prendersi cura e Progettare insieme il futuro e lo abbiamo fatto attraverso una formazione continua rivolta a tutti i docenti, di ogni ordine e grado. I nostri mercoledì della Fidae sono iniziati con il periodo di lockdown e non sono mai terminati e non abbiamo intenzione di interrompere uno strumento che sta dando tantissimi frutti. Questo per dirle che la cura che abbiamo verso i nostri insegnanti è davvero profonda e rimaniamo stupiti quando vediamo che per il corpo docente delle paritarie sono previsti trattamenti diversi rispetto a quello della scuola statale. Come Agorà della parità abbiamo apprezzato l’impianto complessivo del Dl ma vorremmo che si provvedesse anche ai 15.000 docenti che lavorano nelle scuole paritarie e che si erano iscritti ad una procedura abilitante rimasta incompiuta, una condizione che, per legge, non permette alle scuole paritarie di inserirli stabilmente nel loro organico”.

Proviamo a gettare il cuore oltre l’ostacolo e a guardare al futuro. Il Covid in questi due anni ci ha tenuti distanti, costretti a limitare i contatti e a nascondere i sorrisi anche, e soprattutto, a scuola. Ma, volendo guardare il lato positivo, ha anche spinto la scuola verso quell’innovazione tecnologica e digitale con cui ha sempre un po’ faticato a fare i conti. Secondo lei cosa per non perdere i progressi fatti e continuare a innovare?

“Oggi guardiamo al futuro con rinnovato entusiasmo, cercando di trarre il buono da questa emergenza sanitaria, e non possiamo negare che tutti siamo stati costretti a fare un grande salto in avanti nella digitalizzazione. Dovremo saper sfruttare sempre meglio le nuove tecnologie, la Didattica a distanza per esempio ha in sé grandi potenzialità a patto che non diventi l’unico modo di trasmettere il sapere, ad esempio quando si deve esplorare lo spazio o conoscere luoghi molto lontani, magari entrando in contatto direttamente con persone di un’altra cultura. Il Covid ci ha fatto apprezzare anche tutto il nostro grande patrimonio artistico e culturale, perché è nel momento in cui ci viene negata qualcosa che ne riscopriamo tutto il suo valore e la sua bellezza. E allora, già lo stiamo facendo, sarebbe bello cominciare a pensare a delle lezioni da fare fuori, non dei semplici (e sempre utili) viaggi d’istruzione, ma delle modalità permanenti in cui gli insegnanti stessi si immergono in un contesto che li aiuta a spiegare meglio una materia. In tutto questo, quello che conta, in presenza o attraverso un device, è che si instauri una relazione perché è di quello che i nostri ragazzi hanno bisogno: una relazione autentica che li guidi, assieme alla famiglia, a capire quali sono punti di forza, inclinazioni per poter scegliere la strada giusta ed essere cittadini migliori”.

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