Pagamento supplenti. Il gioco si fa duro

A Bologna le Rsu di istituto, autoconvocate, hanno assunto una posizione dura per il mancato pagamento delle supplenze, invitando a denunciare i dirigenti scolastici che non pagano.
Per contrastare “l’illegalità nella scuola” le Rsu invitano dunque i docenti supplenti che da mesi aspettano lo stipendio a citare in giudizio i capi d’istituto morosi che, a loro volta, dovrebbero chiamare in causa i superiori, per risolvere in modo deciso quello che ritengono il “vergognoso stato di illegalità nel quale versano le scuole bolognesi“.
Dietro l’invito alla denuncia c’è un atto di accusa contro una situazione insostenibile (supplenti non chiamati o non retribuiti, bambini divisi in classi parallele o riuniti in palestra e “vigilati come bestiame“) che costituisce ormai “il normale funzionamento dell’intero sistema scolastico“.
Le Rsu bolognesi hanno approvato un documento in 5 punti, sottoscritto da 43 rappresentanti di 26 scuole, che sarà sottoposto a tutti gli istituti bolognesi. Tra le misure proposte, “sollecitare i precari non retribuiti ad intraprendere un’ingiunzione di pagamento contro i dirigenti scolastici, che a loro volta avvieranno azioni legali contro i superiori“, fino ad arrivare al ministero.
Un effetto “domino” che non può non preoccupare, anche perché le Rsu bolognesi propongono altre forme di deterrenza che riguardano i docenti titolari, i genitori degli alunni disabili.
Il dirigente scolastico è obbligato per legge a chiamare i supplenti, se l’assenza di un suo docente supera le due settimane (cinque giorni nella scuola elementare) – ha dichiarato un dirigente della Cgil-scuola. Agisce quindi attraverso le norme dello Stato. Se non può farlo per mancanza di fondi, è lo Stato a truffare se stesso“.