
Con un’operazione di perequazione il ministero dell’istruzione ha ridistribuito quest’anno sul territorio, come abbiamo riferito a suo tempo, gli organici dei docenti, tenendo conto dell’andamento demografico: ha tolto posti al sud e ne ha istituiti al nord. Ma per i posti di sostegno, dove l’andamento demografico non c’entra, cosa farà di fronte alle forti sperequazioni territoriali?
La media nazionale del numero di disabili per ogni docente di sostegno è attestata ormai intorno a 2, cioè due alunni con disabilità ogni docente di sostegno. Precisamente, oggi questo rapporto medio nazionale è di 1,97 alunni disabili ogni docente di sostegno. Ma, come si sa, senza scomodare l’aforisma di Trilussa sulla statistica dei polli, le medie nascondono realtà molto diverse e, in questi casi, molto sperequate.
Una prima differenza riguarda i diversi settori scolastici dove il rapporto è comprensibilmente più favorevole ai livelli inferiori (scuola dell’infanzia e poi scuola primaria hanno rispettivamente un rapporto di 1,63 e 1,95), rispetto a quelli che si registrano nella secondaria (2,4 studenti disabili ogni docente di sostegno).
Gli squilibri e le sperequazioni si registrano invece sul territorio. Capita, ad esempio, che regioni con un numero di alunni disabili quasi uguale abbiano un organico di sostegno nettamente diverso.
Un caso estremo: il Lazio con 20.008 disabili ha 8.261 docenti di sostegno (rapporto 2,42), mentre la Sicilia con 20.359 disabili ha 12.576 sostegni (rapporto 1,62), che è come dire che la Sicilia con 350 disabili in più “porta a casa” 4.315 posti in più.
Uno squilibrio non da poco che è più diffuso di quanto si possa pensare e dovrà diventare necessariamente oggetto di perequazione tra i territori per rendere funzionale ed equilibrata l’intera operazione di riassetto del sostegno voluto dalle due ultime leggi finanziarie.
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