Omofobia e teorie gender a scuola, protesta delle famiglie al Miur

Il diritto delle famiglie di decidere sui temi che la scuola affronta oltre la didattica: temi di natura etica, ovviamente, argomenti delicatissimi sui quali sempre più spesso genitori e istituzioni scolastiche entrano in conflitto, come, ad esempio, ciò che riguarda l’omofobia.

Sabato in mille sono scesi in piazza davanti al Ministero dell’Istruzione per protestare contro l’ideologia gender e i progetti di sessualizzazione precoce nelle scuole, una manifestazione organizzata da l’Associazione ProVita Onlus, NonSiToccaLaFamiglia, Articolo 26 e Generazione Famiglia.

“E’ da tre anni ormai che ProVita raccoglie i casi di progetti scolastici che ci vengono segnalati, di solito promossi da associazioni LGBT, che dietro alle parole ‘omofobia’, ‘discriminazione’ o ‘bullismo’, celano una ideologia secondo la quale il sesso naturale è irrilevante, la percezione soggettiva sarebbe l’unica cosa fondamentale, e che i bambini non hanno bisogno di mamma e di papà – spiega il Presidente di ProVita, Toni Brandi – Questi progetti passano perché vengono descritti in modo superficiale ai genitori, oppure perché spesso addirittura si aggira il loro consenso”.

A ProVita “più volte il MIUR ha ribadito che la partecipazione dei figli a progetti riguardanti temi come la sessualità dovesse essere subordinata al consenso dei genitori. Affermazioni che finora sono state costantemente disattese. Per questo oggi chiediamo che il consenso informato preventivo richiesto ai genitori da parte delle scuole venga finalmente formalizzato a livello normativo e che siano garantite attività alternative in caso di rifiuto da parte dei genitori”.

L’ultimo caso poche settimane fa a Trento, quando un progetto di una scuola superiore – la partecipazione a uno spettacolo teatrale – era stato bocciato dopo una dura battaglia in provincia.

“Le persone che si sono radunate qui oggi – conclude Brandi – parlano a nome di milioni di Italiani del Family Day che lottano per vedere riconosciuto e tutelato il loro ruolo di educatori dei propri figli, come previsto dall’articolo 30 della nostra Costituzione”.