Oltre ‘Mare fuori’ la realtà: 367 ragazzi reclusi, circa 14mila in carico ai servizi della giustizia minorile. Il ruolo della scuola nel reinserimento

di Ada Maurizio

Ce li ha raccontati con successo la fiction Rai “Mare fuori”, ma la realtà di tutti quei minori che hanno problemi con la giustizia è decisamente più preoccupante di quella romanzata dalla tv. Sono infatti circa 14mila i minorenni e i giovani adulti in carico ai servizi della Giustizia Minorile. Tra questi i reclusi nei diciassette Istituti penali per minorenni presenti in Italia sono 367. I giovani autori di reato sono sottoposti nella maggior parte dei casi a procedimenti giudiziari o misure di messa alla prova, alternativi alla detenzione, da seguire in comunità o se possibile in famiglia. I dati, raccolti ed elaborati dal Ministero della Giustizia con cadenza semestrale, si riferiscono al mese di gennaio 2023. Si tratta indubbiamente di numeri allarmanti soprattutto se ci si sofferma sulla giovane età di chi è entrato nel circuito penale (14/25 anni). Per molti di loro la frequenza della scuola e la possibilità di concludere il percorso formativo avviato sono fortemente a rischio.

Il reinserimento scolastico e formativo rappresenta uno tra gli strumenti più efficaci per un vero recupero sia a livello sociale che per l’inserimento lavorativo, come è affermato con chiarezza nella riforma della disciplina delle pene nei confronti di condannati minorenni (decreto legislativo n.121/2018): “L’esecuzione della pena detentiva e delle misure penali di comunità deve favorire percorsi di giustizia riparativa e di mediazione con le vittime di reato. Tende altresì a favorire la responsabilizzazione, l’educazione e il pieno sviluppo psicofisico del minorenne, la preparazione alla vita libera, l’inclusione sociale e a prevenire la commissione di ulteriori reati, anche mediante il ricorso ai percorsi di istruzione, di formazione professionale, di istruzione e formazione professionale, di educazione alla cittadinanza attiva e responsabile, e ad attività di utilità sociale, culturali, sportive e di tempo libero”.

La consapevolezza che la scuola possa e debba avere un ruolo attivo è poco diffusa. Può capitare che tra gli iscritti ci siano minori per i quali il giudice abbia sospeso il processo con messa alla prova. Senza addentrarci nella complessa materia dell’ordinamento minorile, va detto che la messa alla prova costituisce un’importante innovazione la cui ratio è quella di rieducare il minore. In sostanza, se il giudice ritiene che il minore possa essere inserito in un percorso rieducativo, il processo è sospeso e si attiva un programma con i servizi sociali e se possibile con la collaborazione della famiglia. Se il percorso si è concluso con successo, il giudice dichiara estinto il reato.

Tra i vincoli del programma c’è la frequenza regolare e positiva della scuola, monitorata dai servizi sociali. Su questi temi è stato siglato a Roma il 27 gennaio 2023 un Accordo di Rete tra i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti di Lazio, Abruzzo e Molise. Ricordiamo che il 19 aprile 2022 era stato rinnovato sugli stessi temi il Protocollo tra l’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio e il Centro Giustizia Minorile per il Lazio, Abruzzo e Molise. Gli obiettivi che i quattordici Cpia firmatari si propongono di raggiungere mirano a favorire la collaborazione con i servizi della Giustizia Minorile dei territori coinvolti.

In particolare, l’Accordo vuole essere uno strumento che possa incidere positivamente sul reinserimento del minorenne nella comunità di riferimento. Tra le azioni previste ci sono la condivisione delle buone pratiche per il reinserimento scolastico dei minori in area penale, realizzate tra i Cpia aderenti alla Rete interregionale e la realizzazione di percorsi di aggiornamento e di formazione congiunta. L’Accordo può considerarsi uno tra i risultati più significativi del progetto europeo Happy – HelpfulActivities Program for the Probation of Young offenders), cofinanziato dal Programma REC (Rights, Equality and Citizenship) dell’Unione europea e promosso e sostenuto da un partenariato caratterizzato dalla presenza di soggetti pubblici e organizzazioni del privato sociale. 

Ne abbiamo parlato in maniera approfondita nel numero di marzo di Tuttoscuola. E’ possibile leggere l’articolo integrale cliccando qui.

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