Ritorno in presenza anche nelle zone rosse. Divieto ai governatori di intervenire su chiusura della scuola. Regioni in disaccordo

Dal ritorno a scuola in presenza anche nelle zone rosse fino alla prima media fino al divieto di fare visite agli amici nelle regioni in rosso, ad eccezione del weekend di Pasqua. Il Paese resta diviso tra arancione e rosso per tutto il mese di aprile, niente zone gialle fino a maggio dunque, anche se si può sperare in deroghe con un decisivo calo di contagi e un netto aumento delle somministrazioni del vaccino in quei territori con dati da giallo. E una grande novità: i governatori non potranno più decidere di chiudere le scuole. De Pascale: “Non c’è stata consultazione”. Bonaccini: “Se in qualche parte di Italia vi fossero rischi epidemiologici drammatici, sia possibile chiudere”. Intanto Azzolina si chiede se possano intervenire sulla chiusura delle scuole i sindaci: “Nella bozza di decreto che ho letto non c’è alcun riferimento al livello amministrativo comunale”. Di seguito le misure previste per la scuola dal nuovo decreto anti Covid.

Leggi la bozza del nuovo decreto anti Covid per e misure che riguardano la scuola

Per il governo Draghi, e più nello specifico per il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, il futuro dei bambini e dei ragazzi resta una priorità. Proprio per questo motivo il governo è pronto a riaprire le scuole fino alla prima media dopo Pasqua anche in zona rossa mentre in quelle arancioni saranno in classe gli alunni fino alla terza media e quelli delle superiori ma al 50 per cento.

E non finisce qui. Secondo la bozza circolata in queste ore, sembrerebbe che sia stata inserita nel decreto una norma che vieterebbe ai governatori di chiudere le scuole fino alla prima media. Per l’esattezza sarebbe stata rimossa la deroga  adottata da alcuni presidenti di Regione negli scorsi mesi che consentiva di adottare misure più severe di quelle previste dal decreto, in relazione all’apertura delle scuole. «Dal 7 aprile al 30 aprile è assicurato in presenza sull’intero territorio nazionale lo svolgimento dei servizi educativi – fino alla prima media, e tale disposizione – non può essere derogata da provvedimenti dei presidenti delle Regioni e, delle Province autonome».

Se tutto filerà dunque liscio nella direzione di un ritorno in presenza, saranno 5,3 milioni gli studenti che dopo Pasqua potranno tornare a sedersi tra i banchi di scuola. Quasi 4 milioni in più rispetto alle ultime settimane.
Un anticipo di questo rientro massiccio si è avuto lo scorso martedì 30 marzo, con il passaggio del Lazio dalla zona rossa all’arancione, quando circa un milione di alunni hanno lasciato la DAD.

In disaccordo con il fatto che i governatori non potranno più decidere sulla chiusura delle scuole sono le Regioni. Il presidente dell’Upi Michele de Pascale lamenta infatti come non ci sia stata una “consultazione con le associazioni di rappresentanza degli Enti locali, Anci e Upi, che per la prima volta dall’inizio dell’emergenza non sono state consultate sulle misure”. “Presidenti di Provincia e Sindaci – ha aggiunto de Pascale – sono in prima linea a dare attuazione alle disposizioni anti Covid. Per questo possono dare un contributo essenziale nella definizione delle disposizioni. Questa esclusione, dati i rapporti di piena collaborazione con il Presidente Draghi, il Ministro Speranza e la Ministra Gelmini nella gestione della crisi, ci sorprende e ci rammarica”, ha concluso de Pascale.

Una precisazione arriva poi dal presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, “C’è una richiesta che avevamo fatto come presidenti” di Regione, ovvero “la maggior parte di noi aveva chiesto di cominciare a riaprire le scuole a fronte di dati che cominciavano a migliorare. Sapete che in zona rossa fino alla prima media si potranno riaprire. Credo che il Governo stia lavorando a una norma che preveda però che si riapre, ma se in qualche parte di Italia – anche fosse una sola città o provincia – vi fossero rischi epidemiologici drammatici, sia possibile chiudere d’intesa col ministero della Salute”.

Su Facebook l’ex ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, si dice intanto soddisfatta della misura, ma individua un possibile vuoto: “nella bozza di decreto che ho letto non c’è però alcun riferimento al livello amministrativo comunale. Mi domando perché. Se fossero i sindaci a poter ‘chiudere’ le scuole in autonomia saremmo punto e a capo”.