OCSE/2: quando la forma è sostanza

Il documento di sintesi presentato dalla presidenza della conferenza dei ministri dell’istruzione il 5 novembre 2010 a conclusione dei due giorni di lavoro è, secondo la migliore tradizione OCSE, di notevole chiarezza ed efficacia comunicativa.

Sarà perché a Parigi, sede dell’OCSE, l’eco della grande lezione cartesiana sul metodo è tuttora forte, sarà per merito della esperta tecnostruttura di supporto che l’Organizzazione mette a disposizione di chi deve presentare i vari testi, sarà per non venir meno a una prassi consolidata, ma non c’è dubbio che i documenti OCSE continuano a distinguersi, al prescindere dai contenuti, per questa particolare ricerca di clarté nella forma redazionale.

I quattro temi presentati nel citato documento di sintesi, per esempio, vengono articolati ciascuno in tre domande cui seguono risposte sintetiche (la più lunga è di 15 righe). Le tre domande, le stesse per tutti, sono le seguenti. Quali sono le principali questioni? Che cosa abbiamo imparato? Che cosa possiamo fare?

Può darsi che qualche sopracciglioso ‘competente’ di casa nostra storca il naso di fronte a una così semplice e didascalica tecnica espositiva. Ma che distanza siderale separa questi testi dagli sterminati e labirintici documenti che circolano a tutti i livelli nel nostro Paese!