Ocse-Pisa/3. La devianza che divide

Negli approfondimenti della situazione italiana del Pisa 2009, l’Invalsi, l’istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione, responsabile della conduzione dell’indagine per il nostro Paese, ha messo in evidenza un dato, certamente poco positivo, relativo all’alto indice di deviazione dei risultati tra le scuole e i territori che hanno partecipato all’indagine.

Si tratta di una deviazione, rispetto al valore standard, tra le più alte rilevate nei 64 Paesi che hanno partecipato all’indagine 2009.

L’Italia registra un divario tra scuole buone e scuole cattive intorno al 62%, un indice statistico che vede i ragazzi del nostro Paese seguiti soltanto da quelli dell’Argentina.

La solita virtuosa Finlandia ha un indice del 10%. Nei territori regionali si arriva al 64% in Sicilia e, all’opposto, al 43% in Lombardia.  

Sulla distanza di prestazione tra scuola e scuola si è inserita, con una certa vis polemica, anche la constatazione che gli scarsi risultati di studenti di scuole private hanno contribuito ad abbassare la media complessiva dell’Italia. Si tratta di una questione non da poco che potrebbe riaprire le polemiche tra scuola pubblica e scuola privata e che merita certamente un approfondimento da parte dell’Invalsi e una riflessione delle parti in causa, anche perché non può essere messa in discussione la circostanza che molte scuole paritarie assicurano esiti formativi di eccellenza  che concorrono a costruire la classe dirigente del Paese.

L’alto divario tra scuole buone e cattive in Italia mette in evidenza, comunque, un dato non confortante: il nostro sistema di istruzione non è ancora “sistema” nel senso strutturale e unitario del termine. La disarticolazione tra scuola e scuola, tra territorio e territorio, chiedono una politica di effettiva equità formativa come da tempo si chiede, ma che scarsamente nelle politiche per l’istruzione si riesce efficacemente a mettere in pratica.