Occupazioni scolastiche, ogni giorno si perdono 1000 euro a classe

A denunciare i costi vivi delle occupazioni è l'Associazione Nazionale Presidi

Mille euro al giorno per ogni classe che occupa. A tanto ammonta il ‘costo’ delle occupazioni scolastiche, al di là di eventuali danni provocati durante la protesta. A denunciare i costi vivi delle occupazioni l’Associazione Nazionale Presidi che nei giorni scorsi hanno deciso di riunirsi a Roma proprio per capire come “prevenire e gestire le occupazioni” nel tentativo di “arginare il fenomeno” che puntualmente, ogni autunno, si ripropone. Obiettivo “elaborare una linea comune per non lasciare soli i singoli presidi ed evitare disparità controproducenti tra colleghi ‘duri’ o ‘permissivi’”.

A lanciare l’allarme Antonio Petrolino dell’Anp che invita, tra l’altro, a mettere in atto una campagna informativa sui “costi” delle occupazioni. “Uno studente – ha spiegato Petrolino nel corso del convegno “La scuola: un bene della comunità – prevenzione e gestione delle occupazioni studentesche” – costa allo Stato circa 8mila euro l’anno, cioè 40 euro al giorno di lezione. Una classe di 25 studenti ne costa mille. Il ‘fermo’ di una scuola di 30 classi ne costa 30mila, sempre al giorno. In due giorni di sospensione delle lezioni – evidenzia – una scuola di medie dimensioni ha ‘bruciato’ l’equivalente di quanto riceve in un anno di finanziamenti”.

Non solo, Petrolino evidenzia anche che “quel denaro viene dalle tasse, pagate in primo luogo dai lavoratori dipendenti. Il padre di uno degli occupanti deve lavorare in media quasi un mese per guadagnare quello che la classe di suo figlio dilapida in un giorno”. Di qui l’invito pressante agli studenti che hanno fra i temi favoriti per le occupazioni “più fondi alla scuola pubblica”:”se i ragazzi vogliono difenderla la scuola pubblica – sottolinea – devono capire che questa non è la strada giusta perché genera uno spreco di denaro pubblico”, e rischia di aumentare il divario e le disuguaglianze sociali“.

Per arginare il fenomeno, quindi, secondo i presidi, la parola d’ordine è “prevenzione”. “Bisogna offrire ai ragazzi, già dai primi giorni di scuola spazi di confronto e trattare temi che stanno loro a cuore” ma nella legalità. Tra le proposte “un pacchetto di giorni di didattica flessibile cogestita da alunni e prof”. Ma, se tra i ragazzi prevalesse la “linea dura”, da parte dei presidi è pronto un “giro di vite”. Non necessariamente sgomberi e denunce, strada ipotizzata da alcuni solo nei casi di danneggiamenti o violenze, ma introducendo nei regolamenti di istituto norme che rendano sanzionabili dal punti di vista disciplinare la “permanenza illecita nella scuola, l’utilizzo non autorizzato di aule, l’ingresso non autorizzato di esterni all’istituto”.