Obbligo di trasparenza nella spesa da parte dei sindacati

L’ultimo punto, il n. 44, della lettera del Governo ai dipendenti pubblici è per i sindacati: obbligo di trasparenza e ogni spesa online.

Anni fa una proposta del genere non l’avrebbe avanzata nessuno, nemmeno un governo di destra. Oggi il clima è cambiato e Renzi, contando forse su un largo consenso dell’opinione pubblica, ha osato l’inosabile, chiedendo (anzi, imponendo) al sindacato di rendere pubblico il modo con cui spende i soldi dei lavoratori iscritti.

Non sarà facile, anche perché nessuna legge può imporre tale obbligo. Lo dice, infatti, l’art. 39 della Costituzione che, in proposito, recita: “Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge”.

Se Renzi vuole raggiungere l’obiettivo della trasparenza delle spese sindacali, dovrà, dunque, mediare sull’obbligo, sperando che qualche sindacato maggioritario dia spontaneamente per primo l’esempio, contribuendo a far cadere questo tabù.

La proposta governativa non parla di obbligo di pubblicare i bilanci; chiede soltanto di mettere on line le spese, che, se rapportate alle entrate, non dovrebbero essere poca cosa.

Poiché la ritenuta diretta sullo stipendio del dipendente pubblico attraverso la delega sindacale è, di norma, dello 0,50%, si può stimare un incasso medio pro capite di 120-130 euro all’anno.

Considerato che gli iscritti per delega (dato ufficiale Aran) sono più di un milione e 190 mila, le entrate annuali dei sindacati si aggirano, quindi, sui 150 milioni di euro, senza contare altre entrate per servizi vari di consulenza da parte dei sindacati territoriali.

Per i sindacati scuola (547.158 iscritti con delega) l’incasso annuo dovrebbe sfiorare i 70 milioni di euro complessivi.