Obama/2. Una lezione per l’Italia

Per andare, in Italia, nella stessa direzione occorrerebbe intanto riconoscere alle università una maggiore autonomia finanziaria (liberalizzare le tasse di iscrizione), vincolandole a un sostanzioso aumento delle borse di studio, e favorire lo sviluppo di poli d’eccellenza sul modello della Scuola Normale Superiore di Pisa o della Scuola Superiore Sant’Anna di Lucca, da cui sono usciti personaggi come Carlo Azeglio Ciampi e Giuliano Amato, e un illustre pedagogista come Aldo Visalberghi. Più concorrenza e più trasparenza dei processi e dei risultati appare la strada maestra per una via italiana alla valorizzazione del merito.

Forse è più facile, o meno difficile, cominciare con l’università, come sembra orientata a fare il ministro Gelmini, ma anche il sistema scolastico ha bisogno di politiche di sviluppo della qualità degli apprendimenti, e di un autorevole servizio nazionale di valutazione, indipendente dal Ministero, che renda i dati più chiari e più leggibili. E che consenta, sulla base di tali dati, di premiare le scuole, gli insegnanti e gli allievi più meritevoli. Come prevede negli USA la legge bipartisan No Child Left Behind (2001), che Obama intende rifinanziare soprattutto negli aspetti volti ad accrescere, nello stesso tempo, la qualità e l’equità del sistema scolastico americano.

Nessuno meglio di lui sa quanto il successo negli studi possa consentire di guardare al futuro con occhi fiduciosi.