Nuovo anno scolastico: si parte con almeno 150 mila supplenti. Turi (Uil Scuola): ‘Serve Governo con visione chiara’

Il comparto scuola che proprio ad agosto mette in fila le azioni per affrontare un nuovo anno scolastico, si trova nel guado di una crisi dovuta alla mancanza di docenti ed ATA stabili. Con il governo in carica, avevamo trovato un accordo di programma per la scuola, a partire dall’emergenza supplenze che configura una soluzione alla piaga del precariato. Una forma di sfruttamento che non dovrebbe essere consentita allo Stato che deve, invece,  garantire i diritti dei suoi cittadini. Il prossimo anno si prevede un nuovo record che è aggravato da quota 100 e da una colpevole incapacità di programmazione a cui con il decreto che è nel limbo del ‘salvo intese’ si dava alcune risposte sia pure tardive. Bisogna dire che gli effetti del decreto si avrebbero per il prossimo anno scolastico, per cui è già tardivo”. Lo afferma, secondo quanto riporta Ansa, il leader della Uil Scuola, Pino Turi.

Nel decreto era compresa anche la proroga del concorso 2016 per cui se non si vara il decreto il numero dei posti che non saranno coperti in maniera stabile aumenterà notevolmente. Sono docenti abilitati che hanno superato anche un concorso ma per i tempi e le scelte della politica resteranno ancora al palo. Certamente – continua Turi – la procedura di infrazione che l’UE sta a già adottando sarà ancora più duro anche in termini economici di multe e risarcimenti per i lavoratori”.

I numeri, per la Uil Scuola, sono indicativi dell’emergenza: si prevedono tra 150.000 e 180.000 il numero di supplenti a cui dover fare ricorso per consentire l’apertura delle scuola il 1° settembre, con l’aggravante che le graduatorie, sia per le supplenze che per i ruoli sono, in alcuni casi, esaurite e di dovrà fare riferimento alle cosiddette messe a disposizione, di docenti “improvvisati”.

Noi abbiamo apprezzato nel discorso del Presidente Conte il passaggio a noi caro che per la scuola bisogna prestare attenzione a come si impara e non a cosa si impara: una chiara declinazione che la Scuola è una funzione dello Stato e non un servizio a domanda. L’unica maniera per non essere condannati ad una generazione di consumatori di beni e di propagande politiche. Insomma serve un governo con una chiara visione che parte dal rilancio della scuola che la costituzione affida direttamente allo stato e noi lo rivendicheremo e lo incalzeremo alle proprie responsabilità”, conclude Turi.