
Nuove Indicazioni Nazionali/1. Il testo in sintesi

La Commissione incaricata dal ministro Valditara di aggiornare le linee guida delle Indicazioni Nazionali, varate dal ministro Francesco Profumo nel 2012, ha consegnato il suo lavoro. Si tratta di un testo base, peraltro assai strutturato (153 pagine), sul quale – come ha annunciato il Capo Dipartimento del Ministero dell’istruzione e del merito Carmela Palumbo al convegno organizzato da Tuttoscuola a Didacta – si aprirà un dibattito pubblico e nelle scuole interessate (quelle del primo ciclo). Non a caso il testo diffuso porta il sottotitolo: “Materiali per il dibattito pubblico”. La Commissione, guidata dalla professoressa di Pedagogia dell’università di Bari, Loredana Perla, ha anche in programma di incontrare le associazioni professionali e disciplinari, le associazioni dei genitori e degli studenti e le organizzazioni sindacali della scuola.
Al termine delle consultazioni il testo delle Nuove Indicazioni Nazionali, presentate da Valditara anche a Didacta 2025, sarà validato e trasmesso alle scuole (e alle case editrici per l’aggiornamento dei libri di testo, e sarà una corsa contro il tempo) nell’intento di farli entrare in vigore con l’inizio dell’anno scolastico 2026/2027. Ne presentiamo qui di seguito le novità essenziali, avvertendo che si tratta di un testo assai ampio e dettagliato, che va probabilmente ben al di là di quanto le scarne informazioni filtrate in questi mesi lasciavano supporre. Se ne consiglia dunque una lettura attenta (qui il testo integrale), anche alla luce delle diverse osservazioni fatte dal professore Italo Fiorin, coordinatore delle precedenti Indicazioni, in questa ampia intervista rilasciata a Tuttoscuola.
Il ritorno del latino
Lo studio del latino (un’ora alla settimana in seconda e terza media) non sarà obbligatorio, ma servirà a “comunicare e rafforzare la consapevolezza della relazione storica che lega la lingua italiana a quella latina e a rendere evidente come il latino costituisca un’eredità condivisa e un elemento di continuità tra le diverse culture europee”. Certo, una giustificazione di questo tipo farebbe propendere per l’obbligatorietà dell’insegnamento. La questione resta aperta…
La grammatica
Secondo il documento una maggiore padronanza della grammatica è fondamentale non solo per “leggere, scrivere e fare di conto” ma anche perché può influire positivamente sul comportamento dei giovani: “Si deve trasmettere all’allievo, prima ancora delle regole, e assieme ad esse, il sentimento dell’importanza della correttezza linguistica e formale in contesti diversi – si legge a pagina 36 – Questa attenzione alla buona comunicazione si trasforma in maniera spontanea in un positivo autocontrollo che perdura per tutta la vita”.
Letteratura
Si deve basare su testi, ma non solo sui libri. Nella fascia dai 6 ai 10 anni possono essere utilizzati anche “fumetti, silent book, graphic novel, canzoni, brani di sceneggiatura, e in generale qualsiasi testo possa accendere negli studenti l’interesse e l’amore per la parola scritta” (pag. 37). Alle medie anche “l’epica classica, convenientemente semplificata (Omero più di Virgilio), la mitologia greca e orientale, le saghe nordiche, ma anche, se piacciono, i romanzi cavallereschi medievali e rinascimentali, dal ciclo di re Artù al Furioso di Ariosto, incoraggiando sempre il confronto con la loro resa teatrale, cinematografica, televisiva, fumettistica” (pag. 42).
Matematica
Lo studio della matematica serve anche a saper distinguere tra verità e fake news. “La matematica – si legge a pagina 90 – è un linguaggio formale capace di distinguere il vero dal falso. Il Teorema di Pitagora, ad esempio, era vero 2500 anni fa, è vero oggi e lo sarà per l’eternità. Abituare lo studente, e quindi il cittadino di domani, a ragionare e a distinguere fra vero e falso, è senza dubbio una delle competenze più rilevanti e attuali di questa disciplina, in una società come quella di oggi, basata sui social network, dove le notizie giungono senza filtri, se non manipolate”.
Intelligenza artificiale
Se ne prevede l’utilizzazione nella didattica, ma preservando il ruolo centrale degli insegnanti affinché ne venga fatto un uso consapevole e responsabile: “Gli insegnanti – si legge nel documento a pagina 12 – hanno il dovere di conoscere e capire le potenzialità della IA. E in aula di spiegare le logiche di funzionamento di dispositivi e piattaforme”. E ancora “L’IA offre certamente grandi opportunità per l’istruzione a condizione che il suo uso sia guidato da chiari principi etici. Per conseguire il suo pieno potenziale, essa dovrebbe essere integrata in un contesto in cui le dimensioni umane e sociali dell’apprendimento siano rafforzate e non ‘sostituite’ e in cui prevalga una mediazione chiaramente orchestrata dalla persona dell’insegnante”.
All’insegnamento della Storia, tema sul quale ha lavorato il team guidato da Ernesto Galli della Loggia, e che costituisce a nostro avviso l’architrave culturale delle nuove Indicazioni, riserviamo un approfondimento nella notizia seguente.
Tuttoscuola ospiterà sin dai prossimi giorni e nei mesi a venire un dibattito ampio, plurale, con approfondimenti e analisi, partito tempestivamente con il seminario a Didacta il 14 marzo, con interventi di Carmela Palumbo e Italo Fiorin.
Per approfondimenti:
– Nuove Indicazioni Nazionali, Valditara: ‘Vogliamo una scuola più seria’. Che ruolo avranno i docenti? ‘Sarà molto importante la formazione in servizio’
– Nuove Indicazioni Nazionali, Italo Fiorin: ‘Emerge un’idea di scuola che guarda al passato. Manca una visione’
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