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Nuova proposta di legge, Italia a rischio: il labile confine tra scuole e ospedali

Ci ha scritto il lettore Davis Fiore, di cui volentieri pubblichiamo l’articolo. Su questo tema, che investe la delicata questione dei DSA (Disturbi specifici di apprendimento) e del loro trattamento, sollecitiamo gli interventi degli altri lettori, dato che i ‘pro’ e i ‘contro’ delle varie posizioni sono ugualmente sostenibili. Come di consueto, potete scriverci all’indirizzo dedicato la_tribuna@tuttoscuola.com.

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Bambini in perfetta salute a partire dalla scuola dell’infanzia potranno essere sottoposti a test nella lettura, nella scrittura e nel calcolo ed essere poi etichettati “affetti da dislessia, discalculia, disortografia…”. Risultato finale: nuovi pazienti che potrebbero andare ad incrementare le entrate di “specialisti” preposti alla somministrazione e alla valutazione dei test, incremento di persone disabili nella nostra società e fallimento dell’istruzione e dell’istituzione scolastica. Un nuovo disegno di legge sulla dislessia, già approvato dalla Commissione Istruzione del Senato, a breve passerà alla Camera.

Se dovesse superare il vaglio parlamentare, il diritto all’istruzione sarà spazzato via da vincoli diagnostici soggettivi e arbitrari. Difficoltà di lettura, di scrittura o di calcolo, saranno ridefinite come “Disturbi Specifici di Apprendimento”, ossia malattie psichiatriche, e in quanto tali suscettibili di trattamento. Un business enorme, se si considera che il 3-5 per cento dei bambini sono ritenuti “affetti” da DSA.

Studenti del tutto normali potrebbero venire discriminati e finire su percorsi educativi alternativi, alla stregua dei portatori di handicap (regolamentati dalla legge n. 104 del 5 febbraio 1992). Le valutazioni però sarebbero prive di valore scientifico, essendo basate su una batteria di prove che non tengono in nessun conto del percorso educativo-didattico degli alunni, del lavoro svolto in classe, del contesto sociale in cui i bambini sono inseriti e del loro rapporto con la famiglia. Quindi non esami diagnostici, ma solo test e punteggi del tutto arbitrari.

Come può un test univoco determinare la reale difficoltà del bambino, che magari è ascrivibile a difficoltà familiari o più semplicemente a una scarsa conoscenza della lingua, o a una mancata comprensione della lingua stessa? Dietro a un velo fatto di mistificazione e compassione, scopriamo celarsi un allettante business: l’industria farmaceutica, che è penetrata in altri ambiti, contagiando profondamente il settore educativo.

E se un bambino etichettato “dislessico” venisse considerato anche affetto da “ADHD”, potrebbe essere sottoposto a una terapia psico-farmacologica. Tombola! Nelle scuole americane gli psicologi sono passati dai 1000 del 1950 ai 10000 circa del 1990. Come scrive Bruce Wiseman: “Qualsiasi traccia della psichiatria e della psicologia dovrebbe essere rimossa dalle nostre scuole. Le scuole servono per imparare. Non servono per esperimenti psichiatrici su giovani menti”.

Davis Fiore

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I lettori di tuttoscuola.com che vogliono dire la loro su questa lettera, possono farlo, scrivendo a la_tribuna@tuttoscuola.com. La redazione pubblicherà gli interventi più significativi. Analogamente, coloro che vogliono presentare contributi originali su cui discutere, possono scriverci usando il medesimo indirizzo la_tribuna@tuttoscuola.com.

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