Nostalgia per lo ‘scientifico-tecnologico’ Brocca

Un tratto comune a molti dei confronti che si stanno tenendo in questi giorni nelle scuole interessate alla riforma del secondo ciclo e alla sua sperimentazione dal prossimo settembre 2006 è un certo rammarico per l’assenza, tra gli indirizzi del liceo tecnologico, di un percorso che si ponga in continuità con l’indirizzo scientifico-tecnologico a suo tempo proposto dalla commissione presieduta da Beniamino Brocca, forse l’indirizzo di maggior successo tra quelli elaborati dalla citata Commissione agli inizi degli anni novanta.

Si lamenta, in particolare, la mancanza di un autonomo spazio per la filosofia (che nel nuovo liceo tecnologico è abbinata a storia, con due sole ore settimanali in terza, quarta e quinta, e rischia di essere marginalizzata), e soprattutto il carattere marcatamente settoriale delle discipline di indirizzo, che non lasciano spazio a quelle che nello “scientifico-tecnologico” Brocca erano considerate le attività più qualificate e più formative, da “informatica e sistemi automatici” al laboratorio di chimica e fisica nel biennio iniziale, per finire con l’area di progetto, intesa come luogo di ricomposizione e interazione dei saperi disciplinari. D’altra parte si ritiene praticamente impossibile recuperare questa impostazione a partire dal nuovo liceo scientifico ex legge 53 nemmeno con l’uso del 20% di flessibilità, anche a causa della presenza del latino, che non compariva nel percorso Brocca.

Per capire meglio le ragioni dei nostalgici dello “scientifico-tecnologico“, si può forse osservare che questo indirizzo era in qualche modo il fiore all’occhiello del modello unitario al quale si era ispirato il progetto elaborato dalla Commissione Brocca, e che è proprio il modello unitario integrato a non trovare spazio in un contesto di organizzazione dell’area liceale che affianca licei generalisti (con il latino), a debole valenza tecnologica, a licei neotecnici, con debole valenza scientifica.