Niente luna di miele per il governo Letta

A differenza di Mario Monti, e di altri suoi predecessori alla guida del governo, il nuovo premier Enrico Letta non può godere neanche di quella più o meno breve aspettativa benevola nei confronti dei nuovi esecutivi che va sotto il nome di ‘luna di miele’.

Questo perché il governo da lui presieduto non è, diversamente da quello guidato da Monti, un governo tecnico ma politico, come mostra la sua composizione con l’eccezione dei ministri Saccomanni e Cancellieri.

Ed è chiaro che una compagine governativa sostenuta da una maggioranza di cui fanno parte tre forze politiche (Pd, Pdl e Scelta civica) reduci da una campagna elettorale che le ha viste in fortissima contrapposizione non poteva, non può e probabilmente non potrà nascondere la complessità e la fragilità del compromesso che ne ha reso possibile la nascita.

I principali partiti, Pd e Pdl, che nella parte finale della scorsa legislatura avevano potuto scaricare sul governo Monti l’onere di difficili decisioni che essi non erano in grado di prendere in prima persona, si trovano ora a dover condividere la responsabilità politica di scelte altrettanto difficili.

In questo quadro di precario equilibrio politico sembra tuttavia che per quanto riguarda gli investimenti in istruzione, ricerca e cultura si apra la prospettiva di una inversione della drastica politica della lesina e dei tagli avviata nel 2008, confermata dal governo Monti-Profumo e giunta ora a compimento. Alcuni ministri dell’attuale governo, non solo il nuovo titolare del Miur Maria Chiara Carrozza ma anche quelli che si occupano di economia, e lo stesso presidente Enrico Letta, allievo dell’economista Beniamino Andreatta, sanno che a determinate condizioni  le stesse arcigne autorità europee considererebbero con favore una inversione di rotta in direzione di un maggior impegno finanziario del Miur. “Dal premier Enrico Letta, durante il suo discorso di insediamento, ho avuto rassicurazioni sull’importanza della ricerca e dei fondi per l’istruzione, così come da molti colleghi deputati. E questo mi conforta”, ha dichiarato il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. La condizione però è che si tratti di veri investimenti, capaci di creare valore aggiunto, non di spesa corrente.