Nella bergamasca più offerte di lavoro che aspiranti

I genitori, si sa, e le mamme in particolare, desiderano sempre il meglio per i propri figli.

Non è detto, però, che il meglio auspicato coincida con la realtà.

Lo stanno sperimentando, come riferisce il Corriere della sera, i giovani della provincia di Bergamo i quali, a fronte di molteplici offerte di lavoro da aziende artigiane locali, spesso declinano quanto proposto.

I datori di lavoro, spesso giovani come loro che hanno creato valide realtà produttive, in controtendenza rispetto allo scenario industriale italiano attuale, si trovano di frequente ad avere colloqui di lavoro non solo con gli aspiranti, ma con le loro madri che rispondono alle domande rivolte ai figli come se stessero loro stesse sostenendo il colloquio ed opponendo obiezioni su presunti disagi legati alle attività lavorative proposte.

Mentre in tutta Italia si soffre per la mancanza di opportunità lavorative, appare quanto meno contraddittorio un atteggiamento così platealmente garantista, come se dignitoso fosse solo l’impiego da camice bianco, rispetto all’attività artigianale.

È un peccato che l’Italia si porta dietro dal boom economico degli anni Sessanta con la nascita del mito dell’impiego in ufficio, della laurea e del conseguente abbandono di tutte quelle attività che, da sempre, hanno costituito la specificità della rete produttiva italiana e quasi la sua “biodiversità”.

Viene in mente la filastrocca di Gianni Rodari sugli odori dei mestieri, tanti quanti il nostro Paese ne ha saputi inventare.

Gli odori dei mestieri
Io so gli odori dei mestieri:
di noce moscata sanno i droghieri,
sa d’olio la tuta dell’operaio, 
di farina il fornaio,
sanno di terra i contadini,
di vernice gli imbianchini,
sul camice bianco del dottore
di medicine c’è un buon odore.
I fannulloni, strano però 
non sanno di nulla e puzzano un po’
.