Nei centri estivi il penale per negligenza è in agguato

A scuole chiuse, i centri estivi sono da anni la soluzione necessaria, attesa da molti genitori impegnati nel lavoro e impossibilitati ad assistere i figli. Sono anche l’occasione per molti giovani per ottenere qualche piccolo guadagno per pagarsi le vacanze.

Giochi, corse, esplorazioni e piscina: sono queste le principali attività che privati in convenzione e amministrazioni comunali rendono operative normalmente da giugno alla fine di luglio.

Proprio la piscina, dove i giochi d’acqua e i tuffi sono il divertimento gradito di tanti bambini, è anche il luogo che può nascondere maggiori rischi per chi deve vigilare i minori.

Una pubblicità di questi giorni invita gli adulti a scendere in acqua vicino ai più piccoli per prevenire situazioni drammatiche che spesso non sono dovute a fatalità. Può anche capitare che il bambino sia colto da un malore legato al brusco sbalzo di temperatura o ad altre cause imponderabili. L’assistenza pronta e vigile può evitare il peggio.

Anche in questi giorni, come ormai ritualmente capita ogni anno, le cronache raccontano di bambini annegati in piscina o salvati tardivamente e ricoverati con prognosi riservata. Pochi giorni fa in un grande centro sportivo alla periferia della capitale si è verificato uno di questi drammi. I giornali non ne hanno parlato, ma chi ha assistito direttamente ha riferito di un episodio angosciante.

Un bambino dell’apparente età di otto-nove anni, facente parte di un gruppo di un centro estivo, sceso in acqua insieme ai compagni, per cause ignote è andato a fondo nella parte più profonda della piscina riservata ai minori, senza che nessuno per un certo tempo si accorgesse d lui.

Sembra che i bagnini addetti parlassero tra loro sul lato opposto, le assistenti fossero al bar, quando una signora ha visto il bambino, ha gridato, chiedendo soccorso e si è tuffata per portarlo a galla.

Portato a riva dai soccorritori, il bambino, immobile come di pietra, ha ricevuto le prime cure anche con il defibrillatore, senza dare in modo visibile segni di vita. Un elisoccorso lo ha trasportato all’ospedale Gemelli di Roma.

Non sappiamo se si sia salvato e se abbia subito gravi lesioni per il troppo tempo in acqua: preghiamo che alla fine esca vivo e sano da questa vicenda.

Per quale motivo abbiamo voluto raccontare questo episodio drammatico?

Per i bagnini e fors’anche per le educatrici del gruppo di bambini potrebbe, come minimo, configurarsi il reato di negligenza nella vigilanza dei minori affidati, come previsto dall’articolo 2048 del codice civile per culpa in vigilando:

art. 2048 c.c. I precettori e coloro che insegnano un mestiere o un’arte sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei loro allievi e apprendisti nel tempo in cui sono sotto la loro vigilanza.

Le persone indicate dai commi precedenti sono liberate dalla responsabilità soltanto se provano di non aver potuto impedire il fatto.

Se si dovesse accertare che il dramma è stato causato anche dal troppo tempo che il bambino è rimasto sott’acqua, potrebbe configurarsi l’abbandono di minore, punibile ai sensi dell’articolo 591 del codice penale.

Art. 591 c.p. Abbandono di persone minori o incapaci. Chiunque abbandona una persona minore degli anni quattordici, ovvero una persona incapace, per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia, o per altra causa, di provvedere a se stessa, e della quale abbia la custodia o debba avere la cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.

Alla stessa pena soggiace chi abbandona all’estero un cittadino italiano minore degli anni diciotto, a lui affidato nel territorio dello Stato per ragioni di lavoro.

La pena è della reclusione da uno a sei anni se dal fatto deriva una lesione personale, ed è da tre a otto anni se ne deriva la morte.

Le giovanissime assistenti dei centri estivi sono consapevoli delle effettive responsabilità che hanno nella vigilanza dei minori affidati?

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