Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Negazionismo, la legge non basta se la scuola non educa

Alcuni anni fa l’allora ministro guardasigilli Clemente Mastella presentò una proposta di legge per considerare reato il negazionismo dei campi di sterminio, ma il provvedimento si arenò nelle Commissioni parlamentari e non se ne fece niente.

Ora una analoga proposta di legge viene sollecitata dal presidente delle Comunità ebraiche in Italia, Riccardo Pacifici in occasione dell’anniversario della deportazione ad Auschwitz di più di mille ebrei romani, razziati nel ghetto di Roma.

Esistono già in diversi Paesi europei, ma non in Italia, leggi che considerano reato penale il negazionismo dei campi di sterminio o che, a livello storico, tendono a ridimensionarne drasticamente la portata. La proposta di Pacifici ha già avuto il sì dei presidenti di Camera e Senato, che si sono impegnati a metterla presto a calendario dei lavori parlamentari. Per il Governo ha dato il suo assenso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

Quasi tutti i partiti di maggioranza e di opposizione hanno sostenuto la proposta di legge contro il negazionismo, prospettando, questa volta, una positiva conclusione dell’iniziativa legislativa.

Recentemente, come è noto, c’è stata la contestata conferenza, tenuta presso l’università di Teramo, di un professore, Andrea Moffa (che nel suo sito si definisce revisionista e non negazionista), ma che, di fatto, con le sue prese di posizione è diventato il punto di riferimento dei negazionisti in Italia.

Oltre la legge che punisce il revisionismo non può, però, mancare un’azione diffusa di informazione e formazione nelle scuole che non abbia soltanto l’episodicità della ricorrenza annuale. Sono necessari progetti di scuola con ricerche, documentazioni, partecipazione, viaggi e altri momenti didattici, in una azione di didattica attiva che coinvolga come protagonisti e non come semplici ascoltatori gli alunni.

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