Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

L’Europa centrifuga dei sovranisti guarda al passato

Circa un secolo fa, con la fine della prima guerra mondiale, ebbe termine anche la vicenda storica e politica dell’Impero austro-ungarico, un vasto agglomerato multinazionale destinato a frantumarsi sotto la spinta delle correnti nazionaliste (o di completamento dell’unità nazionale, come nel caso dell’Italia).  

A distanza di un secolo, dopo la caduta del muro di Berlino (1989) e dell’egemomia esercitata dall’Unione Sovietica su gran parte di quell’area (esclusa l’ormai piccola Austria), sembrava che il nuovo punto di riferimento dei Paesi di nuova indipendenza che nel frattempo si erano ridati una più consapevole identità nazionale (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, ai quali si è presto aggiunta la Polonia) fosse l’Europa: quella aggregante, inclusiva e in espansione costruita nella seconda metà del XX secolo attorno all’asse centrale franco-tedesco, con l’attivo apporto italiano, e non quella burocratica ed economicamente conservatrice (salvo che nella politica monetaria decisa dalla BCE di Mario Draghi) che abbiamo conosciuto nel XXI secolo, soprattutto dopo la grande crisi del 2008.

E invece l’ondata neonazionalista, o sovranista come ora si dice, che ha investito o comunque toccato gran parte dei Paesi dell’Unione Europea, sta portando alla ribalta questa seconda versione dell’Europa, nella quale riemerge uno spazio, quello dei Paesi di Visegrad (i quattro prima citati), che nel loro isolazionismo tradizionalista e anti-immigrati, con tendenze illiberali e autoritarie in politica interna, sembrano guardare al passato, anche a un passato lontano come quello dell’Impero austroungarico, piuttosto che all’Europa di Schengen e della libera circolazione delle persone, delle merci, e soprattutto delle idee.

Desta preoccupazione il fatto che l’Italia, Paese fondatore della CEE e patria di Altiero Spinelli, teorico di un’Europa più unita, inclusiva e solidale, rischi di avvicinarsi all’Europa divisa, escludente e passatista proposta dal gruppo di Visegrad. L’Europa può competere con il resto del mondo solo aumentando la propria coesione dal punto di vista culturale, oltre che economico e militare. In tutte le scuole europee si dovrebbe studiare a fondo la storia dell’Europa prima della nascita delle prime istituzioni comunitarie: la storia di una grande cultura europea transnazionale e di tante piccole patrie rissose, costata immense distruzioni e continue guerre, preannunciate da parole d’ordine che malauguratamente ricominciamo ad ascoltare: “prima gli italiani”, “prima gli ungheresi”, “prima i polacchi”. E poi che cosa?

 

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