Neet generation, in Italia il terzo peggior dato tra i Paesi industrializzati

I 'not in employment, education or training', secondo i dati Ocse sul nostro Paese sono pari a circa il 20% della popolazione

Precari se lavorano, disoccupati di lungo corso se l’occupazione la perdono e tantissimi non sono né a scuola né al lavoro. Sono i giovani italiani in base alle statistiche dell’Employment Outlook dell’Ocse pubblicato oggi. La crisi ha colpito duramente il lavoro in Italia – sottolinea il rapporto – ma i costi della recessione non sono distribuiti in modo uniforme: sono stati soprattutto i giovani e i lavoratori non qualificati a perderlo.

Il tasso di disoccupazione giovanile nel 2007 era del 21,6% contro il valore attuale del 36,2% e il saggio di disoccupazione di lungo periodo (oltre 12 mesi) è passato da poco più dell’8% della forza lavoro giovanile al 15,8% (contro 3%-5% della media italiana). L’incidenza della disoccupazione di lungo periodo sulla disoccupazione giovanile totale è passata quindi dal circa 38% al 43,6%. Altro capitolo assai dolente è quello dei ragazzi che non hanno un’occupazione e al tempo stesso non sono a scuola o in formazione (‘not in employment, education or training’). Secondo i dati Ocse sono pari a circa il 20% della popolazione tra 15 e 24 anni, il terzo peggior dato tra i Paesi industrializzati, alle spalle di Turchia e Messico e il doppio rispetto agli altri big europei.

Molti i fattori che concorrono a spiegare perché la crisi abbia colpito soprattutto i giovani in Italia. Innanzitutto, i nuovi arrivati nel mercato del lavoro mancano di esperienza e questo è ancora più penalizzante in un periodo di crisi dell’ampiezza di quella attuale. In secondo luogo, i giovani italiani sono spesso occupati con contratti atipici, in particolare contratti a termine e altre forme relativamente più precarie. Dalle statistiche Ocse emerge  che il 49,9% dei giovani italiani tra i 15 e 24 anni occupati hanno contratti temporanei, in aumento dal 46,7% del 2010 e dal 44,4% del 2009 (e dal 26,2% del 2000), contro una media Ocse nel 2011 del 25,3% e la media dell’11,8% del lavoratori italiani tra 25 e 54 anni. Questo spiega – conclude l’Ocse – perché i giovani in Italia sono anche i primi a perdere il lavoro quando le condizioni economiche peggiorano. In generale, peraltro, il tasso di disoccupazione di lungo periodo della Penisola è tra i più elevati dell’area Ocse, con un’incidenza media pari al 66,9% della disoccupazione totale tra 6 e 12 mesi e del 56,8% oltre i 12 mesi, in peggioramento rispetto al 64,6% e al 48,5% del 2010.

Si tratta del quarto peggior dato tra i 34 Paesi Ocse (solo Irlanda, Estonia e Repubblica slovacca fanno peggio) contro una media dell’area del 48,4% e del 33,6% rispettivamente.