
Nando Paone: ‘Sogno una scuola con docenti illuminati che insegnano trasmettendo la bellezza’. L’intervista

Photo credit Riccardo Siano.
di Sara Morandi
Nando Paone, un nome che risuona con profonda risonanza nel panorama del teatro italiano, accoglie i lettori in un viaggio attraverso i ricordi e le esperienze che hanno plasmato la sua carriera. Con radici che affondano nel vibrante teatro napoletano del 1974, Paone ha attraversato decenni di evoluzione artistica, lasciando un’impronta indelebile sulla scena teatrale e cinematografica. Sin da giovane, Paone ha nutrito una curiosità insaziabile per l’arte della recitazione, ispirato da icone televisive come Alighiero Noschese. Questa passione precoce si è concretizzata in un percorso che ha trovato ulteriore carburante nell’incontro con il genio di Roman Polanski. Ogni passo sul palco ha consolidato il suo desiderio di dedicare la vita all’arte teatrale, un impegno che si è rafforzato lavorando al fianco di giganti come Luca ed Eduardo De Filippo. Attraverso di loro, Paone ha appreso la leggerezza, la serietà, e la determinazione necessarie per fare del teatro una vera missione di vita. In questo incontro, l’attore ha esplorato i momenti più significativi della propria carriera, le lezioni apprese dai grandi maestri del teatro e la visione di un futuro scolastico che ispiri e formi le nuove generazioni di talenti.
La sua carriera è iniziata nel teatro napoletano nel 1974. Quali sono i ricordi più significativi dei Suoi primi anni sul palco? Ha un momento particolare che Le ha fatto capire che voleva dedicare la tua vita a quest’arte
“Sin da piccolo ho avuto una grande curiosità verso gli attori della televisione. Ai miei tempi un grande personaggio televisivo, Alighiero Noschese, il più grande imitatore di tutti i tempi, deliziava con i suoi personaggi ed io, giovanissimo, ne ripetevo gesti, espressioni e movenze. Credo che questo sia stato l’incipit che mi ha spinto a intraprendere il percorso artistico. Poi, da adolescente, sono rimasto folgorato da un film di e con Roman Polanski e da allora non ho pensato ad altro che a dedicare tutto al mestiere dell’attore”.
Ha lavorato con Luca ed Eduardo De Filippo, due colonne del teatro italiano. In che modo questa esperienza ha influenzato il Suo approccio alla recitazione e al teatro in generale?
“Sicuramente i de Filippo mi hanno segnato. Luca mi ha suggerito, con il suo modo di approcciare ai suoi ruoli, la leggerezza di questo mestiere, il modo di affrontarlo con serietà e allo stesso tempo con disincanto. Il padre Eduardo mi ha insegnato la passione e la determinazione e a prendere il teatro come una missione”.
Se potesse creare una scuola di recitazione ideale, quali sarebbero i suoi principi fondamentali? E quali insegnamenti vorrebbe trasmettere ai giovani attori che si affacciano oggi nel mondo del teatro e del cinema?
“Il mestiere dell’attore va preso come una missione. Ma soprattutto a non inseguire la fama e la ricchezza, perché questo porta ad imboccare strade sbagliate che prima o poi portano a tradire il mestiere più bello del mondo”.
Che scuola sogna per il futuro dei giovani?
“Per i giovani sogno una scuola diretta da docenti illuminati che insegnino le loro materie trasmettendone la bellezza. Che facciano capire ai giovani che imparare è il fondamento dell’intelletto e trasmettano loro la consapevolezza che non si finisce mai di imparare, che poi è il sale della conoscenza”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Solo gli utenti registrati possono commentare!
Effettua il Login o Registrati
oppure accedi via