Ministro e sindacati: l’incontro della verità

Si troveranno faccia a faccia venerdì 5 febbraio il ministro Moratti e i segretari dei sindacati scuola per affrontare il dopo decreto e il futuro prossimo di attuazione della riforma.
Il ministro, che ha voluto l’incontro con i rappresentanti del personale scolastico impegnato nella preparazione e nella gestione della riforma, si siede al tavolo con in tasca l’approvazione del primo decreto legislativo della riforma.
I sindacati hanno contrastato con forza la linea ministeriale fino alla richiesta da parte dei confederali di ritiro del decreto stesso.
Non sarà facile avviare una relazione costruttiva.
Il contratto sottoscritto a luglio dai sindacati della scuola e dall’ARAN non tiene conto delle ricadute applicative della legge di riforma varata dal Parlamento prima della definizione del contratto stesso, e perciò è sprovvisto degli strumenti per realizzare da subito un sostegno ai provvedimenti attuativi della legge.
Per parte sua il ministro ha introdotto nel primo decreto alcuni elementi (orario di servizio, figure professionali, organizzazione del servizio) che stridono fortemente con la competenza contrattuale riservata ai sindacati e all’Aran.
Tutto è quindi ancora da costruire: dalla volontà alle azioni concrete di sostegno alla riforma.
E di problemi ce ne sono parecchi, a cominciare, per esempio, dalla questione del docente tutor che nelle prime tre classi della scuola primaria avrà una quota di servizio destinata alle nuove funzioni di coordinamento, di rapporti con le famiglie e di tutoraggio degli alunni.
Ma ci sarà anche il problema della modifica di parità della funzione docente che, proprio con la previsione del docente tutor, vedrà gli insegnanti, con un medesimo contratto di lavoro, su posizioni di lavoro differenziate, che secondo i sindacati aprirebbero la strada a una possibile gerarchizzazione tra docenti. E ci sarà anche la questione della lamentata mancanza di copertura finanziaria, della stabilizzazione degli organici non solo nella fase transitoria e della revisione delle classi di concorso per la scuola media, senza trascurare il problema della formazione del personale in vista della riforma, affidato interamente all’università. Insomma i punti di contrapposizione di questo primo incontro del dopo decreto sono tali da far pensare che anche solo la non “rottura” potrebbe esser considerata dalle parti in causa, un successo.