Migliaia di diplomati magistrali nelle GAE: chi ci perde

Quando il primo impianto della Buona Scuola aveva prospettato lo svuotamento completo delle GAE – svuotamento totale e immediato che i maggiori sindacati della scuola avrebbero invece preferito pianificato e graduale – da diverse parti si era temuto che un ingresso di massa avrebbe aperto le porte anche a molti docenti non più aggiornati, rimasti, forse non per colpa loro, completamente fuori anche per decenni dal sistema scolastico.

Nel corso dell’approvazione della legge 107/15 venne pesantemente criticato dai precari un emendamento che, in vista della chiamata in ruolo, prevedeva un accertamento preventivo delle competenze di base (informatica e lingua inglese) degli iscritti nelle Gae di scuola primaria.

Alla fine l’emendamento, forse anche per quella protesta, venne assorbito in un altro testo a carattere generale. E tutto finì lì.

Ma nelle scuole, intanto, continuano ad entrare in ruolo, soprattutto nella primaria e nell’infanzia, docenti privi di adeguata competenza professionale provenienti dalle GAE.

Ne sanno qualcosa molti dirigenti scolastici che in questi ultimi tempi hanno potuto toccare con mano gli scarsi livelli di preparazione di molti nuovi insegnanti (non tutti, per fortuna), reclutati dalle GAE.

L’arrivo di queste altre decine di migliaia di diplomati magistrali che nei prossimi anni, dopo l’ok dei Tar, entreranno in ruolo, senza una verifica delle loro attuali competenze professionali, non può far bene alla scuola e può compromettere il diritto degli alunni per un’offerta formativa di qualità.

Se è vero che molti di quegli insegnanti (spesso anche avanti negli anni) non hanno colpa per il loro mancato aggiornamento professionale, non è giusto, però, che a pagare siano gli alunni.

Una soluzione c’è, ed è quella ipotizzata durante il dibattito per l’approvazione della legge 107: per coloro che non hanno mai lavorato nella scuola negli ultimi anni, deve essere accertata la preparazione minima di base prima dell’immissione in ruolo, magari sostenendo i loro sforzi per formarsi (in via eccezionale, ad esempio, potrebbe essere loro riconosciuta la fruizione della Carta del docente per l’aggiornamento professionale).

Sempre che si consideri prioritario il diritto degli alunni rispetto all’interesse dei docenti.