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Maturità: competenze o padronanza?

Maturità in discussione/3

In una intervista rilasciata al Manifesto pochi mesi prima della sua morte prematura, avvenuta nel settembre 2015, il matematico e storico della scienza Giorgio Israel criticava a fondo la legge sulla Buona Scuola proprio per lo spazio concesso alla “certificazione burocratica”, che da Berlinguer in avanti aveva finito per privilegiare la logica statistico-quantitativa della valutazione delle competenze.

Una logica fatta propria e anzi accentuata a suo parere anche dalla legge 107, che ne affidava l’osservanza al “preside manager”, “istituito per una ragione di controllo politico-ideologico e per creare un ceto di dirigenti che faccia da cinghia di trasmissione con i precetti del Miur”, mentre la più autentica missione della scuola dovrebbe essere quella di formare “persone libere, non individui confezionati da un’ideologia tecnocratica”.

Lo spostamento dell’accento, nell’ambito dei processi formativi scolastici, dalle conoscenze alle competenze, soprattutto nella versione Ocse, suscita comunque perplessità tra molti uomini di scuola, quegli insegnanti che pensano che il ruolo del sistema educativo sia quello di fornire allo studente gli strumenti culturali di base propedeutici all’autonomo assolvimento di qualunque compito nei diversi ambiti – disciplinare, interdisciplinare, tecnico, professionale – e non quello di insegnare allo studente come “usare le conoscenze” solo in funzione della soluzione di problemi.

Le conoscenze possono essere “usate” anche a prescindere dal loro impiego pratico: per riflettere, per effettuare approfondimenti, per sottoporle a un vaglio critico, per soddisfare interessi personali. Importanti non sono le conoscenze in sé, ma la padronanza delle conoscenze e delle loro interazioni – l’apprendimento intelligente, il ‘masterylearning’ – che è anche una precondizione della competenza, e ne influenza il livello e la qualità. Il compito primario della scuola è quello di condurre gli studenti alla padronanza dei saperi disciplinari e interdisciplinari, dalla quale possono derivare ‘competenze’ legate al fare, oppure no. A garanzia della libertà del soggetto che apprende. L’esame di maturità dovrebbe perciò riguardare più la padronanza (conoscenze+abilità+soft skills) che le competenze. 

Tuttoscuola è aperta al confronto su questa problematica, e sollecita i lettori a parteciparvi nella massima libertà.

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