Maturità 2019, e dopo? Oltre 2 neodiplomati su 5 sono ancora indecisi

Torna, timidamente, la fiducia nell’università. Almeno nelle intenzioni. Eccolo il dato più interessante che emerge da una ricerca del portale per studenti Skuola.net, che ha visto protagonisti 3500 ragazzi che hanno sostenuto la maturità nel 2019. Ora che gli esami sono finiti, i neodiplomati devono iniziare a programmare il domani. E, dopo anni di dubbi e incertezze, la schiera degli indecisi scende sotto quota 50% (nel 2018 furono il 52%). Stavolta, infatti, circa 6 maturandi su 10 – il 58% – dichiarano di aver scelto cosa fare da settembre in poi. A trainare i numeri sembra essere proprio il rinnovato appeal trasmesso ai ragazzi dai percorsi accademici. Perché, in media, il 66% di chi ha già le idee chiare andrà dritto verso l’immatricolazione, con un picco del 78% tra i liceali (per i quali l’università è uno sbocco quasi naturale).

Certo, le note dolenti non mancano. La determinazione dipende quasi esclusivamente dall’indirizzo di studi da cui si esce. Visto che, tra i diplomati degli istituti tecnici e professionali, le idee non sono così chiare come nel caso dei ragazzi che hanno appena concluso il liceo. Nei tecnici, ad esempio, 1 su 2 non sa ancora bene cosa fare; nei professionali il tasso di indecisione schizza al 64% (in pratica 2 su 3 sono in alto mare). Il motivo di tanto disorientamento? La variabile, anche qui, pare essere l’università: tra gli studenti dei professionali appena 1 su 3 probabilmente cercherà di laurearsi (proprio quel terzo che sa già cosa farà: una coincidenza?). Stesso discorso per i ragazzi dei tecnici: la metà è indecisa? L’altra metà (51%) si iscriverà all’università.

Un approccio, quello delle future matricole, piuttosto pragmatico. Non tutte le facoltà sono uguali. Ma i neodiplomati sembrano esserne consapevoli. Perché si dirigeranno in massa soprattutto verso percorsi che, sulla carta, danno maggiori chance occupazionali. La parte del leone la fanno i corsi di area medico-sanitaria: 1 su 4 – il 25% – vorrebbe iscriversi a medicina, odontoiatria, veterinaria o ad una delle lauree per le professioni sanitarie. Subito dietro (14%) troviamo chi ha scelto di provare la strada di Ingegneria o di Informatica. Resiste uno zoccolo duro (14%) di aspiranti umanisti (lettere, filosofia, ecc.) o di chi vorrebbe laurearsi in lingue. Molto indietro tutte le altre facoltà tradizionali: ad esempio, economia raccoglie il 9% dei consensi, le scienze naturali il 7%, architettura e giurisprudenza il 6%.

L’alternativa all’università? Calano, rispetto al recente passato, quelli che cercheranno subito lavoro: sono appena l’11%, forse perché sanno che senza un’adeguata formazione è difficile trovare una buona occupazione. Ad alzare la media, in questo caso, sono quei diplomati che provengono da indirizzi dall’approccio meno teorico e più pratico: tra i ragazzi dei ‘tecnici’ il dato sale 20%, tra quelli dei professionali al 21%. Un’altra opzione dalle quotazioni elevate (9%) è quella di andare all’estero per studiare o per lavorare. Il 6%, invece, è pronto a prendersi un anno sabbatico per riflettere e non fare scelte di cui potrebbe successivamente pentirsi. Poco gettonati (4%) i corsi di formazione non universitari (ITS, corsi regionali, ecc.).

Progetti per il futuro che sono il frutto più di una riflessione personale che di una reale conoscenza di quel che si andrà ad affrontare. Le attività di orientamento da parte delle scuole, infatti, scarseggiano: solamente il 62% degli studenti interpellati dice che il proprio istituto ha organizzato momenti ad hoc per orientare i ragazzi. Inoltre, anche laddove ci sono stati, solo il 30% li ha trovati utili per prendere una decisione; il 50% ha giudicato l’orientamento scolastico interessante ma non sufficiente per capire cosa fare, il 20% del tutto inutile. E allora ecco che il 59% ha seguito le proprie sensazioni e aspirazioni, il 24% ha badato soprattutto alle prospettive lavorative, solo il 17% si è lasciato convincere dai consigli di genitori, parenti e amici.