Maturità, le alternative in campo

Ci sono Paesi, come la Svezia, dove l’esame finale non è previsto: viene rilasciata una certificazione con l’indicazione delle materie studiate e dei voti riportati dallo studente nella scuola secondaria superiore frequentata.

Ce ne sono altri, come la Spagna, dove l’esame finale è sostituito da una prova di ammissione all’università (non obbligatoria), che comprende però anche la verifica della preparazione del candidato in tre o più materie studiate nell’ultimo anno di scuola secondaria superiore (bacchillerato).

In Italia l’esame è prescritto dalla Costituzione (art. 33, comma 5) “per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi“.  E’ su questa base che alcuni esperti, che sono peraltro di estrazione universitaria, tra i quali Angelo Panebianco, editorialista del Corriere della Sera, e Alessandro Schiesaro, stimato latinista e consigliere del ministro Gelmini per l’università e la ricerca, rilanciano l’idea di sostituire l’esame in uscita dalla scuola secondaria con uno di entrata nell’università, gestito da quest’ultima. La stessa cosa, sostiene Schiesaro, si dovrebbe fare per la scuola secondaria superiore: esami di ammissione, gestiti dalle scuole riceventi, anziché esami conclusivi alla fine della terza media.

Quest’ultima proposta farebbe nascere, però, il problema di come e quando gestire l’esame che riguarda il primo ciclo. Un’idea, se mai si volesse perseguire questa strada, potrebbe essere quella di trasformare, anche in questo caso, lo scrutinio finale del terzo anno di scuola media in esame di Stato eliminando le ripetitive prove finali e integrando la valutazione del Consiglio di classe con l’esito della “quarta prova”. Lo scrutinio potrebbe essere presieduto da un presidente esterno.