L’insuccesso nell’apprendimento della matematica fino dagli anni della scuola primaria balza agli occhi di qualunque dirigente scolastico. E’un insuccesso che accompagna negli anni gli alunni (e ancor di più le alunne) orientando molti di loro, nel momento delle scelte, verso Istituti (e poi Università ) dove “ci sia poca matematica”. Eppure spesso i docenti che dichiarano che l’alunno non ha logica oppure che non è portato per la matematica sono gli stessi che da anni insegnano la matematica nello stesso modo, senza aggiornarsi e senza riflettere sulle ragioni dell’insuccesso dei loro studenti. Un insegnamento di tipo addestrativo, spesso infarcito di errori concettuali e creatore di una gran quantità di misconcenzioni, come è stato evidenziato dall’analisi dei risultati delle prove INVALSI.
Se un dirigente si rende conto di questa situazione, soprattutto in un momento in cui sembra che gli esiti dell’apprendimento degli studenti siano una variabile in uscita su cui ha il dovere di intervenire, cosa può fare?
Può, come ho fatto io, costituire una Rete di scuole che serva a formare i docenti sul tema delle criticità dell’insegnamento tradizionale della matematica e della necessità di adottare un nuovo punto di vista, e nel contempo a consentire loro di sperimentare in classe (con un’adeguata supervisione) una didattica con tali innovative caratteristiche.
Se il dirigente in questione è fortunato e l’avvio della Rete avviene nel momento in cui l’Ufficio Scolastico Regionale favorisce per l’appunto la creazione di Reti di scuole e fornisce fondi alle stesse, ancora meglio.
Questo è esattamente ciò che è avvenuto nell’aprile del 2014. Negli anni precedenti l’I.C. che dirigo aveva già partecipato a percorsi provinciali di riflessione e di sperimentazione attorno all’insegnamento della matematica ma con il finanziamento dell’Ufficio Scolastico Regionale si creavano le condizioni per costituire una rete che si ponesse lo scopo di innovare l’insegnamento della matematica in un numero significativo di classi.
Alla rete, denominata Math in Progress e di cui il mio I.C. è stato capofila, hanno aderito 11 scuole; al loro interno erano presenti docenti che avevano già partecipato ai precedenti percorsi di formazione provinciali sul tema. Proprio da loro (che abbiamo chiamato docenti esperti) siamo partiti per costruire il lavoro della rete nei due anni successivi.
Il percorso che abbiamo ipotizzato (io e Roberta Michelini, docente “distaccata”in U.S.T. per l’autonomia ) era più o meno questo: offrire un formazione a tutti i docenti di matematica delle scuole della rete che fossero motivati a partecipare. Questi stessi docenti, poi, avrebbero progettato e realizzato nelle loro classi singole unità di apprendimento (o interi segmenti del curricolo) utilizzando un approccio didattico e una metodologico innovativo, sulla base di quanto emerso nel percorso di formazione.
Così in questi due anni sono state progettati e messi in pratica con gli alunni unità di apprendimento dai titoli suggestivi, quali Numerando, Ricoprire il Piano, Simmetrie in gioco, il Decametrone e molti altri. La progettazione e la sperimentazione nelle classi è stata seguita da vicino dai docenti esperti all’interno di ogni scuola; la supervisione scientifica è invece stata garantita da Roberta che ha fornito gli strumenti per la messa punto della progettazione, per l’osservazione del lavoro d’aula e per l’autovalutazione .
La sfida è stata duplice. Da un lato si è trattato di elaborare queste sperimentazioni in modo rigoroso e in coerenza con quanto appreso nel percorso di formazione (tenuto da un gruppo di docenti legato all’Università di Bologna). Dall’altro si è trattato di far sperimentare questi piccoli segmenti di didattica innovativa nel maggior numero possibile di classi.
Ci siamo riusciti? In parte certamente sì: nel 2014/15 ben 127 classi fra infanzia, primaria e secondaria hanno sperimentato almeno per un breve periodo una didattica della matematica “diversa” da quella tradizionale; nell’anno successivo le classi sono state 106.
E’ riuscito il lavoro della Rete a migliorare il successo degli studenti?
E’ difficile avere riscontri oggettivi soprattutto avendo adottato una didattica innovativa per brevi segmenti di curricolo e due soli anni.
Certo è che grazie a Math in Progress si è costituita sul territorio una comunità professionale di docenti di matematica fortemente motivati e interessati a proseguire nella ricerca di nuove strategie di insegnamento.
E’ probabile che grazie a loro entrino nuovi libri di testo e nuovi strumenti didattici nella scuola; è possibile che qualche altro docente provi ad adottare tali nuovi strumenti e modifichi a sua volta il proprio modo di insegnare la matematica.
Per usare una metafora, certamente un sasso è stato lanciato nello stagno; la spinta verso la ricerca di un insegnamento più innovativo e più adeguato agli studenti che oggi abbiamo di fronte è stata data.
E’ compito di un dirigente scolastico favorire l’innovazione e il miglioramento della proposta formativa? Personalmente credo di sì ed è questo il motivo che mi ha spinto a immaginare e poi realizzare e coordinare Math in Progress.
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